Il profondo livello teologico e sapienziale del canto XXI del Paradiso si riflette nella grandiosa struttura del testo . Essa si articola secondo una scansione triadica . La prima sezione di questo affresco , che canta l’ascesa di Dante al cielo di Saturno , si incardina su una situazione di sorpresa , dovuta dal fatto che in questa fase iniziale Beatrice si astiene dal suo celeste sorriso . La seconda parte , che vede come protagonista un anima celeste amplifica e magnifica questo tema .
Il terzo nucleo narrativo vede come protagonista San Pier Damiano . Il percorso esegetico del testo suggerisce un sottile richiamo intertestuale fra questo canto e il canto XI del Paradiso dove campeggia la figura di san Francesco . Il poverello d’Assisi e Pietro Damiano sono, infatti , entrambi umili e segnati da una profonda esperienza eremitica che ha consentito loro di esercitare un carisma potente sui loro confratelli. Dante vede una scala dorata che si slancia altissima mentre Pietro Damiano spiega a Dante che la sua vista e il suo udito sono ancora incapaci di sostenere la sinfonia e la bellezza del Cielo di Saturno ; pertanto i beati rinunciano a cantare cosi come Beatrice ha rinunciato a sorridere. Aggiunge inoltre che egli si trova più vicino degli altri spiriti al poeta non animato da una maggiore carità , ma perchè la Provvidenza divina , imperscrutabile per la mente dell’uomo ha stabilito così. San Pietro Damiano racconta di essere vissuto presso il monastero di Fonte Avellana , fin quando fu elevato alla dignità cardinalizia . Il santo polemizza contro la decadenza del suo monastero e inveisce contro i porporati corrotti . Allora gli spiriti beati discendono luminosi i gradini della scala e si pongono intorno a lui roteando di gioia . Infine emettono un grido fortissimo. di cui Dante non comprende il significato.
Prof Vincenzo Bruzzaniti