Commento estetico al canto XVIII del Paradiso di Dante a cura del Prof Vincenzo Bruzzaniti
Dante , turbato dalla notizia del suo prossimo esilio, cerca di confortarsi al pensiero della preannunciata salvezza eterna . Beatrice lo rassicura ma , nello stesso tempo, lo scuote invitandolo a guardare e ad ascoltare Cacciaguida . Questi spiega che , nel V Cielo hanno dimora numerosissimi spiriti che sulla terra si procurarono grande fama . Poi Cacciaguida riprende il proprio posto sulla croce .Allor il poeta si volge incerto verso Beatrice ma ha appena il tempo di ammirare la sua sfolgorante bellezza che subito si accorge di essere asceso al Cielo di Giove . Le anime . sfavillanti d’amore , volteggiano cantando e si dispongono a cantare il primo versetto del libro biblico della Sapienza : diligite iustitiam qui iududicatis terram (amate la giustizia voi che giudicate la terra). Quindi gli spiriti si concentrano in ordine sulla M della quinta parola (Terram) , facendo apparire il pianeta Giove come un blocco d’argento trapunto d’oro , mentre dall’empireo scendono cantando altri spiriti che si posano sul punto più alto della lettera . Subito si levano più di mille luci che vanno a comporre il collo e la testa di un ‘aquila , la cui figura viene completata dai restanti spiriti .Dante comprende che gli influssi della giustizia vengono sulla terra dal Cielo di Giove, e prega Dio perchè aiuti gli uomini a ravvedersi e punisca chi ostacola la giustizia sviando con l’esempio degli altri dalla retta via, come il papa Giovanni XXII che scrive condanne allo scopo di ritrattarle per denaro.
Prof Vincenzo Bruzzaniti