L’incontro tra Dante e l’avo Cacciaguida continua sui toni elevati dei due canti precedenti, quando il poeta ritiene che sia giunto il momento di chiedere spiegazioni sulle oscure profezie che ha sentito durante tutto il viaggio.
Viene cosi a sapere direttamente dall’avo, che la legge legge nella mente di Dio , la notizia dell’esilio, dell’invidia e della cattiveria dei suoi concittadini ; e tuttavia apprende che i suoi nemici subiranno la giusta punizione . L’inizio del canto è contrassegnato dal paragone mitologico fra Dante e Fetonte che sposta l attenzione sulla condizione piscologica del poeta . Lui si sente preparato ad affrontare la sorte avversa , eppure , tetragono alla sventura , c’è qualcosa che lo inqueta e che vuole chiarire con il trisavolo : dovrà, al suo ritorno sulla terra, rendere  nota la sua eccezionale esperienza? Egli che ha visto i vizi del mondo, la corruzione della Chiesa, le debolezze dell’impero e l’avidità dei papi , che ha riconosciuto nei cerchi infernali noti personaggi del tempo a lui vicino, che ha scoperto salvezze inaspettate e dannazioni impensabili. che , per bocca delle anime che ha via via incontrato, ha denunciato gli abusi e le violenze perpetrate nel mondo e nella sua città, se riferirà tutto, non correrà il rischio di essere maggiormente bandito dal consorzio umano? Se per prudenza invece tacerà, non rischierà di abbreviare la sua fama presso i posteri? La risposta di Cacciaguida è incontrovertibile e il linguaggio realistico( lascia pur grattar dov’è la rogna)muove dallo sdegno nei confronti del decadimento della vita civile. In questo grattar la rogna c’è tutta la concretezza della scrittura di Dante, ma anche la colorita espressività delle Sacre Scritture , quella santa indignazione che pone in atto la distanza tra il giusto e il reo.
La denuncia di Dante rivela la stessa energia profetica, dunque ,di un messaggio di salvazione: chi ascolterà la voce del poeta che grida nel deserto ( vox clamantis in deserto) avrà anche la possibilità di riscattarsi dalla colpa. Cosi Dante riceve dall’alto del Paradiso l’investitura di una missione salvifica per l’umanità e prestigiosa per la sua fama . La necessità di fornire gli uomini esempi illustri , non oscuri , su cui possono meditare , conferma energicamente il valore didattico della sua arte . Il Paradiso non è solo visione di pura luce : la terra terra e le sue sofferenze ritornano , con prepotenza nel discorso poetico, ma rivisitate, solo ora dallo sguardo di chi è consapevole di una nuova verità .
Prof Vincenzo Bruzzaniti