Commento Estetico al canto XVI del Paradiso di Dante a cura del Professore Vincenzo Bruzzaniti
Dante Interpella Cacciaguida
Dante si gloria della propria nobiltà di sangue e avverte che essa va sempre alimentata dai discendenti con opere degne. Si rivolge quindi al trisavolo Cacciagiuda , dandogli del voi mentre Beatrice sorride , facendo intendere la vanita umana di quel voi . Dante chiede quindi al trisavolo chi siano i suoi antenati , quanti fossero gli abitanti di Firenze ai tempi della sua nascita , chi fossero i cittadini più nobili e degni dell’epoca . Cacciaguida , ravvivando il suo splendore per la gioia di saper rispondere alle domande del poeta e per l’affetto che prova per lui, risponde con l’antico linguaggio della Firenze del suo tempo . Partendo dal giorno dell’Annunciazione , il 25 marzo, secondo l’uso del calendario fiorentino , rivela di essere nato dopo che Marte passo cinquecentottanta volte sotto il piede della costellazione del Leone (nel 1091). I suoi antenati, essendo nati e vissuti nel sestiere di Porta San Pietro , appartenevano all’antica nobiltà fiorentina . I cittadini atti alle armi tra Ponte Vecchio e il Battistero erano un quinto di quelli che vivono al tempo del poeta e la cittadinanza tutta era fiorentina di vecchia generazione , perchè non si erano ancora inurbati gli indesiderabili abitanti del contado, causa di discordia civile . Ciononostante, se la Chiesa non avesse intralciato il potere imperiale , Firenze non sarebbe decaduta tanto rapidamente . Cacciaguida nomina quindi alcune famiglie della città che, al pari di essa , sono degenerate nel tempo , complice la fortuna. Ricorda infine l’origine delle lotte tra i Guelfi bianchi e i Guelfi neri , dovuta all’uccisione di Buondelmonte dei Buondelmonti da parte della famiglia degli Amidei . Rievoca infine la vita serena della Firenze di un tempo e la giustizia e il buon nome del suo popolo.
Prof. Vincenzo Bruzzaniti