Il secondo canto dedicato agli invidiosi si apre con un dialogo fra le anime di due nobili romagnoli , vissuti nel secolo XIII , Guido del Duca e Rinieri da Calboli . Il primo , avendo notato che Dante è ancora vivo , lo prega di rivelargli la patria e il nome: il poeta , per mezzo di una lunga perifrasi , spiega che la sua città è situata lungo le rive di un fiumicel che per mezza Toscana si spazia , ma tace il suo nome che non è ancora sufficientemente conosciuto . Guido del Duca pronuncia contro gli abitanti delle località ( il Casentino , e le città di Arezzo, Firenze , e Pisa) percorse dall’Arno una dura requisitoria , accusandoli di avere abbandonato ogni virtù e di avere trasformato la valle del fiume in un covo di malizia .

Per sottolineare la gravità della degenerazione dilagante in questi luoghi , il romagnolo inizia una fosca predizione intorno al nipote di Rinieri , Fulcieri da Calboli , che tiranneggerà la citta di Firenze spargendovi il terrore. Dopo aver confessato il proprio peccato e dopo aver rivolto una breve apostrofe all’umanità che si lascia traviare dall’invidia , Guido, nell’ultima parte del suo discorso , ricordata la corruzione presente della Romagna , rievoca con nostalgia e rimpianto il tempo passato, nel quale le virtù, il valore e la cortesia guidavano la vita di ciascuno .

Quanto i pellegrini riprendono il viaggio , voci misteriose ricordano due esempi di invidia punita. Infatti. all’improvviso, si ode una voce simile a un tuono che grida le parole di Caino dopo aver ammazzato per invidia il fratello e poco dopo si ode un ‘altra dichiarazione : io sono Aglauro che diventai sasso. Questo secondo esempio ricorda l’invidia di Aglauro , figlia di Cecrope re di Atene , nei confronti della sorella Erse amata da Mercurio . Per punizione Zeus la trasformo in un sasso . La caratterizzazione dell’invidia , specialmente in questi canti , è quasi perfettamente riscontrabile con quella di San Tommaso , al quale qui si ricorre, e appena il caso di considerarlo come fonte di Dante. L’invidia dice S. Tommaso ” secondum rationem sui obiecti , contrariatur caritati””. ” et ideo sicut ex delectatione causatur amor , ita ex tristitia causatur odium : sicue enim movemur ad diligendum ea quae nos delectant …..” . Da una parte . dunque invidia – odio , dall’altra carità , gioia e misericordia .

Professore Vincenzo Bruzzaniti