Commento estetico al canto XIII del Paradiso a cura del Professore Vincenzo Bruzzaniti
La sapienza di Salomone
Per fornire un ‘idea della disposizione delle due corone di beati , Dante invita il lettore a immaginare le quindici stelle più splendide del cielo, le sette dell’Orsa Maggiore e le ultime due dell’Orsa Minore, le quali abbiano formato in cielo, suddividendosi equamente , due costellazioni concentriche , e che si muovono in maniera che le stelle siano sempre in corrispondenza fra loro . Gli spiriti cantano il mistero della Trinità , finche, quando la danza e il canto si fermano , si rivolgono verso Dante e Beatrice e aumentano il loro splendore per la gioia di poter sciogliere il secondo dubbio del poeta. Rompe il silenzio Tommaso d’Aquino , il quale vuole dimostrare priva di fondamento la contraddizione che al poeta è sembrato di cogliere udendo che non ci fu nessuno più sapiente di Salomone. La credenza di Dante , secondo la quale la perfetta sapienza è solo prerogativa di Adamo e di Cristo, corrisponde al vero. Tutte le cose create da Dio sono infatti il riflesso del Padre , del Figlio e dello Spirito Santo , i quali si specchiano in nove essenze , i cori angelici . Essi influenzano in misura diversa il mondo , dando origine agli animali, alle piante, ai minerali che, per la materia di cui sono costituiti e per essere stati generati indirettamente sono imperfetti. E’ evidente quindi che solo Adamo e Cristo , in quanto creati direttamente da Dio sono perfetti. Salomone dunque non è il più sapiente tra gli uomini , ma tra i re : fu appunto come re che chiese a Dio il dono della Sapienza per governare saggiamente i sui sudditi. Tommaso conclude esortando Dante ad astenersi dal trarre conclusioni definitive , perchè accade che chi è ritenuto dannato dagli uomini possa salvarsi in eterno, mentre l’uomo pio può, egualmente , cadere nella colpa .
Prof Vincenzo Bruzzaniti