R. e P.
Anche l’inizio di questo canto va riferito ,ma per contrasto fra vita attiva e contemplativa, all’epilogo del canto precedente ,perchè nel vario contrappunto dei canti del cielo del Sole ,come anche in quelli del cielo di Marte e di Giove ,una mobilità di attenzione esultante avvolge tutte le cadenze del discorso, e più spesso per contrapposizione che per analogia .Se il canto decimo si era chiuso con il carrillon che richiama i frati a mattutino ,questo incomincia con lo spettacolo delle faccende mondane che trascinano e affaticano i mortali : giuristi, medici, ecclesiastici ,politici che dominano per frode o per forza ,e ladri e mercanti ;faticosi appaiono anche i diletti della carne ,faticoso anche l’ozio.
Alla conclusione liturgica si contrappone dunque questa colorita e grottesca commedia corale ,anzi corteo carnevalesco delle maschere delle varie professioni. Cosi alla meditazione liturgica riassunta nella luce del cero segue l’intermezzo storico sulla fondazione degli ordini mendicanti .Dopo una rapida variazione sul tema del freddo e del caldo Dante inizia a tracciare la sacra immagine del poverello di Assisi.
Il canto affronta uno dei temi più alti al cuore del poeta: la semplicità di vita e la carità intesa come amore universale, simboli di una Chiesa incontaminata e fedele al messaggio di Cristo. L’argomento ha come figura centrale San Francesco, cui fa da riscontro femminile la Povertà, sua amante tenacemente perseguita . Di Francesco il poeta narra, attraverso la voce di san Tommaso , tutta la vita: dalla ricca nascita ad Assisi fino alla morte sulla nuda terra, con il corpo segnato dalle stigmate . Dante delinea al lettore un lungo percorso di formazione che passa attraverso la scoperta della povertà quale condizione di particolare fascino, dopo un’infanzia tra i ricchi panni del mercante Bernardone e le esperienze scanzonate dei giovani benestanti di Assisi, Francesco compie una scelta dura , molto difficile guidata dalla mano provvidenziale di Dio . Il mondo infatti viveva un tale sbandamento morale da aver bisogno di segnali incisivi per richiamare gli uomini sulla retta via. Cosi Francesco si fece promotore di un movimento, che divenne poi ordine religioso, e tentò anche l’impresa ardua di convertire gli infedeli in Terrasanta, dove fu fatto prigioniero. La sua figura si erge luminosa, contrapposta ai corrotti ministri di Dio che, sia nell’ordine francescano sia in quello domenicano, stravolgono il messaggio evangelico, maestri di scandalo e di vergogne .La condanna comunque viene pronunciata nel sottofondo di un canto incentrato sul tema dell’amore. Come ormai Dante ha fatto intuire al lettore che l’ha seguito passo dopo passo nel suo percorso esistenziale dalla selva oscura, per l’uomo l’amore nei riguardi di una donna rappresenta, nei suoi più alti stadi di sublimazione, la via diretta che conduce a Dio. Qui la donna è Povertà , fascinosa personificazione di uno stato di piena libertà che propone l’identificazione col Cristo : i termini da cui viene narrato il loro rapporto di coppia rimandano al Cantico dei Cantici , il testo biblico in cui si canta l’amore dello sposo per la sposa , in un’ atmosfera tenera e sensuale . Sullo sfondo si intravedono però altre due figure femminili , prime ispiratrici della profonda affettività di Francesco : la madre , madonna Pica , sensibile e buona , e Chiara , la fanciulla che fece battere d’amore il suo cuore di ragazzo e che lo segui poi nell’estrema scelta di abbandonare una vita piacevole e piena di promesse. Chiara fondò infatti l’ordine delle Clarisse, monache di clausura votate alla povertà , simile , negli scopi a quello del suo Francesco , amato nella dimensione sublime della fede .
L’ amore con la A maiuscola non conosce barriere , spezza i vincoli terreni , si libra tra gli spazi infiniti del cielo e coglie Dio : sorgente e conclusione dell’Amore stesso.
L’ amore con la A maiuscola non conosce barriere , spezza i vincoli terreni , si libra tra gli spazi infiniti del cielo e coglie Dio : sorgente e conclusione dell’Amore stesso.
Prof. Vincenzo Bruzzaniti.