L ‘ottavo canto del Purgatorio è uno di quei canti —ce ne sono molti —-nei quali la partizione tradizionale guidata dal ” fren de l’arte ” coincide pianamente con la partizione narrativa : è. voglio dire , uno di quei canti che è più facile isolare e leggere come un tutto compiuto , , e che, almeno in apparenza , non è necessario collegare con ciò che precede e con ciò che vien dopo . Il canto si articola su tre temi: lo scendere progressivo della sera, il mistero sacro della venuta e fuga del serpente , e gli incontri di Dante ; questi tre temi si svolgono e si intrecciano in un con una progressione sapiente . Il canto si apre con la descrizione dell’ora di compieta : descrizione del tramonto e malinconia che esso induce , dove già , dunque, l’approfondimento psicologico dell’ora giova a unire in un solo stato d’animo Dante e gli spiriti penitenti , e definisce il tono del canto .
Poi al verso 19 , un avvertimento al lettore , uno dei pochi in cui Dante sottolinei la presenza di un sovrasenso allegorico ; poi, subito dopo la discesa degli angeli dalle spade affocate e troncate e l’annuncio , da parte di Sordello , della prossima venuta del serpente , E subito ancora, l’affacciarsi del terzo tema : la vista di un ‘anima che guarda Dante fissamente, come sforzandosi per riconoscerlo . Il verso 49 riintroduce il primo tema : la sera è scesa sulla terra , e l’aria comincia ad annerarsi , non tanto, però, che Dante non possa distinguere gli uomini e le cose vicine . Perciò si fa incontro all’anima che lo guardava , e quella si svela per Nino Visconti , al quale presto, attirato dalla meraviglia di Nino al saper Dante vivo, si affianca Corrado Malaspina . Cosi hanno luogo l’incontro e il colloquio fra Dante e l’amico ; finche un verso discreto lascia intendere che si è fatta ancora più notte e che le stelle già brillano : Gli occhi miei ghiotti andavan pure al cielo
pur la dove le stelle son più tarde
si come rota più presso lo stelo.
A mano a mano il primo tema si e svolto , e dal tramonto si è passati alla sera piena , ardente di stelle simboliche . ma alla sera , intanto , che permette e rende possibile la venuta strisciante del serpente tentatore. Ed ecco (v 99) la mala striscia viene avanti , e cosi continua e giunge a termine il terzo tema : gli angeli , rapidi come astori , muovono , fugano il serpente-demonio , ritornano vigili alla posta ; si placa almeno per un poco l’attesa ansiosa degli spiriti chiusi nella valle ed esposti al pericolo notturno, Corrado Malaspina può parlare a Dante , e cosi riprende e va a compimento l’altro tema , dei colloqui tra il poeta e le anime della valle . E i tra temi si è visto non si giustappongono ma si integrano , e il progredire dell’uno favorisce e condiziona il progredire dell’alto : è una sola azione complessa , abilmente scandita il tre temi , una narrazione unica articolata in momenti diversi . Al verso 13 Il Te Lucis ante terminum (prima che finisce il giorno ) Inno, questo , attribuito a sant’Ambrogio e cantato durante la Compieta , l’ultima delle ore canoniche : per invocare l’aiuto di Dio contro i sogni e l’assalto del demonio contro durante la notte . Qui si apre una vera e propria officiatura liturgica attraverso il verso ieratico di quell’anima volta verso oriente . Di quest’anima Dante non rivela ne il nome ne la dignità che ebbe nel mondo , perchè è un’annegata della brama di Dio .E’ lo spasimo verso la luce e il terrore della notte che avanza ….l’uomo della terra ascolta, tratto fuori di se , l’armonia di quelle voci ; ma tutto è una fascinatrice armonia intorno a lui : l’ora e la luce dell’azzurro tramonto , il gesto di quell’anima , e la compostezza degli oranti . e il loro sguardo levato ai cieli , in un umile e trepida attesa. Un canto , dunque, questo, il cui fascino segreto corrisponde a una irreale sospensione fra la terra e il cielo , l’una ancor presente e viva e l’ altro già imminente . Un momento inesprimibile , in cui l’anima sta come tra due età , quella di cui si è distaccata e quella verso cui si muove ; cosi che del mondo da cui si è dipartita reca ancora il ricordo e forse il rimpianto ; e del mondo al quale si avvia non ha che il presentimento dolce e l’ineffabile sgomento . Il canto poi si chiude con la solenne profezia dell’esilio del poeta fatta da Corrado Malaspina .
Professore Vincenzo Bruzzaniti