R. e P.
Pape Satàn , pape Sataàn Aleppe ….. il canto si apre con questo oscuro endecasillabo, fatto di interiezioni ebraico-latine (un ebraico latino pregrammaticale che si contrappone a quello elaborato ed elegante con cui Giustiniano apre il VI canto del Paradiso ). A parlare cosi è Pluto, custode del quarto cerchio , cui Virgilio intima il silenzio. Gli avari lungo un semicerchio , i prodighi lungo l’altro del quarto cerchio , trascinano macigni e si rimproverano reciprocamente le rispettive colpe quando si incontrano per poi tornare indietro e ricominciare eternamente .
Scorgendo tra gli avari molti tonsurati ( anime con il taglio circolare dei capelli che distingueva lo stato ecclesiastico )Dante domanda se siano chierici . Che abbiano o meno la chierica -risponde Virgilio furono avari e prodighi – e aggiunge che sarebbe vano il tentativo di riconoscere qualcuno , perchè la loro incapacità in vita di riconoscere il bene li rende irriconoscibili adesso . Virgilio spiega che il giorno del Giudizio universale risorgeranno gli avari col capo rasato, mentre i prodighi avranno i pugni chiusi . Spiega inoltre che i beni terreni sono sottoposti alla Fortuna , intelligenza preposta al mondo sublunare , che, con la sua ruota predispone le rapide permutazioni della sorte .Essa la fortuna, è la responsabile dei beni materiali e ha un compito pari alle intelligenze divine . Lungo un oscuro ruscello , i due poeti scendono nella palude stigia , dove nel fango , sono immersi gli iracondi e gli accidiosi , i primi in superfice i secondi nel fondo , dove si gorgoglian ne la strozza ( si rigurgitano in gola ) un inno di rimpianto per la vita che hanno sprecato a rimuginare la loro rancorosa accidia . Lungo la paluda stigia i due poeti arrivano ai piedi di una torre .
Professore Vincenzo Bruzzaniti