COMMENTO AL VANGELO XXIII DOMENICA ORDINARIA A
E’ fin troppo evidente la presenza di CONFLITTI non risolti nelle nostre famiglie e nelle comunità. L’orgoglio e il desiderio di vendetta seduce tutto il genere umano e lo incolla alla polvere di questa terra.
Il Signore ci ha costituiti SENTINELLE premurose e attente nei confronti dei fratelli. Aggiunge S. Paolo: “Non siate debitori di nulla a nessuno, se non dell’amore vicendevole”. C’è pertanto un debito che i cristiani hanno, ed è l’unico: l’AMORE VICENDEVOLE.
Amare un fratello vuol dire anche aiutarlo a crescere: la CORREZIONE FRATERNA è uno degli aspetti di questo amore. La Chiesa è una comunità di fratelli che spesso sono feriti e ammalati e devono CURARSI A VICENDA con il perdono, con la pazienza e anche con la correzione. Il vangelo mostra la GRADUALITA’ di questo intervento. Si parte da un colloquio personale, per passare, se questo non è giunto a buon fine, all’appello ad altri fratelli. In ultima istanza, si tratta il peccatore come un pagano o un pubblicano. Quest’affermazione può stupire, ma in realtà in essa non vi è nulla di sprezzante: si dichiara semplicemente che quando si è impotenti davanti ad alcune persone, l’unica soluzione è quella di AFFIDARLE A DIO, che ha cura di tutti e va in cerca della pecorella smarrita.
Ogni credente ha il dovere di CORREGGERE il proprio fratello quando sbaglia, come anche ognuno ha il diritto ad essere PERDONATO e amato. Purtroppo viviamo in una società che non conosce più il perdono, appunto perché non conosce il DEBITO dell’amore. In un mondo sempre più interdipendente e concorrenziale occorre imparare che per essere veramente liberi e per costruire una società davvero civile, dobbiamo farci nuovamente SERVI dell’amore l’uno per l’altro. Scrive S. Agostino: “Ama è fa’ ciò che vuoi. Sia che tu taccia, taci per amore. Sia che tu parli, parla per amore. Sia che tu corregga, correggi per amore. Sia che tu perdoni, perdona per amore. Sia in te la radice dell’amore, perché da questa radice non può procedere che il bene”.
d. Enzo Ruggiero

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