Si avvicina la fine dell’anno liturgico e la liturgia ci presenta una visione “apocalittica”: la fine del mondo, guerre, rivoluzioni, carestie, pestilenze. Un quadro a tinte fosche. A sentire queste parole di Gesù c’è da rabbrividire. E’ un linguaggio APOCALITTICO, ma la parola apocalisse non significa qualcosa di terrificante. Apocalisse significa “rivelazione”. E Gesù con queste parole vuole “rivelare” e non farci paura o suscitare terrore. Vuole rivelarci il SENSO ULTIMO della nostra vita. Vuole in qualche modo metterci in tensione affinché volgiamo lo sguardo a questa META. Se interpretiamo bene le parole di Gesù non si parla di UNA FINE del mondo, ma piuttosto di UN FINE a cui tende la storia umana e la nostra vita personale.

“Neppure un capello del vostro capo perirà”. Questa frase ci riempie di serena speranza perché ci dice che Dio, anche nelle difficoltà e nelle tribolazioni della storia non ci abbandona a noi stessi. “Con la vostra perseveranza salverete le vostre anime”. I giorni dell’uomo sono pena e affanno ma neanche un capello del vostro capo andrà perduto. Vuol dire che possiamo superare l’angoscia. Il Signore non ci abbandona: tanto più grande è la prova tanto più grande è il suo aiuto. Egli non lascia che il male prevalga sul bene. Anche uno solo dei nostri capelli ha valore per Lui. TUTTO E’ NELLE MANI DI DIO.

Quando Gesù parla della fine del mondo o del suo ritorno finale sulla terra mette tutti in guardia e invita tutti alla VIGILANZA, a cogliere i segni dei tempi e ad interpretarli, invita ad essere saggi, ad avere con sé l’olio della fede e ad essere pronti e preparati. Pensiamo al giudizio che ci attende, non per vivere nella PAURA, ma per rivedere quello che in noi non va. Pensiamo a spendere bene il nostro tempo perché dal giudizio finale dipende la nostra sorte per l’eternità.

d. Enzo Ruggiero