COMMENTO AL VANGELO XXXI DOMENICA ORDINARIA (A)
Matteo ci riporta in questo brano parole tra le più dure e taglienti di tutto il vangelo, non certo per polemizzare contro il mondo giudaico, ma perché sa bene che anche le nostre comunità possono vivere le stesse dinamiche, le stesse piccolezze di scribi e farisei. Gesù vuole smascherare la loro FALSA religiosità fatta di ostentazione e privilegi e rimprovera scribi e farisei non tanto per quello che dicono – che va accolto – ma per la loro incoerenza e infedeltà. In particolare rimprovera 3 atteggiamenti:
– L’IPOCRISIA: “dicono e non fanno”. L’incoerenza è dentro di noi, è parte di noi stessi: è la FRATTURA tra FEDE e VITA.
– La VANITA’: “fanno tutto per essere ammirati”, tutto perché lo spettacolo sia applaudito. Sono malati di vanità e fanno della religione il loro palcoscenico. Io non sono che la mia immagine: conta solo ciò che gli altri pensano di me.
L’ipocrisia si allea sempre con la vanità e l’ostentazione: non avendo niente di buono, di vero, di consistente, si crea una certa facciata di decoro esterno per coprire il vuoto e il falso.
– Il GUSTO DEL POTERE: “impongono pesanti fardelli a tutti”. Cioè i falsi religiosi hanno un doppio peso di misura: sono molto severi ed esigenti con gli altri ma indulgenti con se stessi.
Oggi viviamo nella società mediatica, dove la tentazione di salire sul palcoscenico è grande per tutti. Non preoccupiamoci di ricevere l’approvazione degli altri. A che serve l’applauso del mondo, se Dio non è contento di noi? Ma al contrario, se Dio ci approva, perché angustiarci delle critiche del mondo?
La Vergine Maria, “umile ed alta più che creatura”, ci aiuti con la sua materna intercessione a rifuggire dall’orgoglio e dalla vanità per essere a servizio dei nostri fratelli e per la loro gioia, che sarà anche la nostra.
d. Enzo Ruggiero