COMMENTO AL VANGELO XXIV DOMENICA ORDINARIA (A)
Pietro è disposto a PERDONARE al suo fratello ma vorrebbe che si ponesse un LIMITE. E invece si sente dire qualcosa che ha dell’inverosimile: Non ti dico tante volte, ma sempre.
Come si fa ad essere disponibili al perdono così tanto? Non è eccessivo un comportamento del genere?
Proprio per questo ci troviamo davanti alla parabola. Essa ci obbliga a fare i conti con la MISERICORDIA SMISURATA di Dio, con il suo atteggiamento veramente inspiegabile nei nostri confronti. E fa emergere anche la PICCOLEZZA di cui noi diamo prova ogni volta che non siamo disposti a cancellare i piccoli debiti che gli altri hanno nei nostri confronti.
Ma perché è così difficile perdonare? Sono convinto che possa perdonare veramente solo chi ha fatto l’esperienza di ESSERE PERDONATO. E’ un po’ quello che accade riguardo alle sofferenze umane: capisce la sofferenza solo chi ci è passato. Chi ha attraversato certi momenti oscuri e faticosi della vita è come se ricevesse una capacità particolare di capire quanti stanno vivendo quei momenti. Questo vale anche per il perdono. Chi ha provato il bisogno di essere accolto con le sue fragilità, chi ha sentito amarezza per i propri sbagli sa quanta tristezza e quanta amarezza prova colui che ha sbagliato e ne è consapevole.
Anche il servo di quel re era stato perdonato e il suo DEBITO SMISURATO gli era stato condonato. Ma il suo cuore non aveva apprezzato la grazia che gli era stata fatta. Era rimasto un cuore duro e ostinato. Al punto da trattare in modo spietato chi aveva solo un PICCOLO DEBITO nei suoi confronti.
Il finale della parabola è duro e inquietante. Gesù ci mette chiaramente sull’avviso: SE NON PERDONIAMO DI CUORE ai nostri fratelli neanche il Padre celeste ci perdonerà.
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