COMMENTO AL VANGELO XXIII DOMENICA ORDINARIA C

Il vangelo odierno inizia dicendo che molta gente andava dietro a Gesù. Cosa significa seguire Gesù? Noi non siamo discepoli di un’idea, di uno slogan e neppure di una dottrina o di una filosofia: siamo discepoli di una PERSONA. E Gesù non è una persona qualunque, un leader qualunque. Per questo chi sceglie Lui deve fare bene i suoi conti, guardare in faccia alle sue richieste.

Gesù ci chiede un distacco anche dai legami affettivi. Questo non vuol dire che dobbiamo rinunciare ad amare. Gesù ci chiede di amare Dio più del padre e della madre perché solo amando Dio è possibile amare veramente il padre e la madre, il marito o la moglie, i figli, la vita. Solo mettendo Dio al primo posto si è capaci di essere veramente UMANI. Amando Dio si recupera l’amore del prossimo: un amore purificato, liberato, disinquinato dall’egoismo.

Poi c’è la CROCE. Chi non vuole portarla non appartiene al Signore, perché Gesù e la croce sono una cosa sola. Prendere la croce significa scegliere Gesù. La croce è il distintivo del cristiano. Senza la croce sulle spalle stiamo seguendo qualcun altro.

“Chi cerca Gesù senza la croce troverà la croce senza Gesù”, cioè troverà ugualmente la croce, ma senza la forza per portarla.

C’è un’altra condizione: siamo invitati a rinunciare ai nostri averi, cioè a non porre in essi tutta la propria sicurezza, la propria soddisfazione, il proprio piacere.

Anche TU devi dare tutto a Lui, se vuoi seguirlo davvero. Offrendoti a Lui, non perderai nulla, anzi avrai tanto di più. I tuoi veri beni si moltiplicheranno.

Abbi il coraggio di spogliarti di tutto e di non considerarti padrone di nulla. Decidi da che parte stare.

d. Enzo Ruggiero