COMMENTO AL VANGELO XVI DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO (B) (MC. 6,30-34)
Tornati dalla loro missione per i villaggi vicini, gli apostoli si riuniscono intorno a Gesù per raccontargli tutto quello che avevano fatto e insegnato. Erano felici, ma anche molto stanchi. Per questo Gesù li invita ad andare con Lui in disparte, in un luogo solitario per RIPOSARSI un po’. Arrivati in barca alla sponda opposta del lago, si vedono preceduti dalla folla che aveva intuito le loro intenzioni. Al vedere la folla che lo aspetta, Gesù non si irrita per il riposo svanito, ma riprende con calma a insegnare alla gente. Quella folla è venuta perché non aveva nessuno da cui andare e improvvisamente ha trovato qualcuno che non la disprezza, ma le dà una SPERANZA. Gesù si commuove davanti alla loro umanità, di fronte al loro bisogno.
La prima idea che viene fuori è che il brano ci presenta Gesù come MAESTRO di verità. Quella di Gesù è la parola che tutti cercano. La gente ha SETE di giustizia, di pace vera, di bontà.
La seconda idea è che Gesù non si lascia travolgere dalle esigenze della gente, si riserva uno spazio di solitudine e di raccoglimento. Non si fa prendere dalla FRENESIA dell’apostolato. Sente il bisogno di pregare.
E’ un invito rivolto anche a noi, quando ci lasciamo prendere da troppi impegni. Diceva S. Ambrogio: “Se vuoi fare bene tutte le tue cose, ogni tanto smetti di farle”, cioè RIPOSATI.
Per essere disponibili nei confronti degli altri bisogna prima appartenersi. Per poter dare è necessario prima ricevere quella ricchezza. Che cosa possiamo comunicare se prima non c’è il silenzio, l’ascolto, lo stupore, la contemplazione delle cose di Dio? Come dice il Salmo: “Se il Signore non costruisce la casa invano si affaticano i costruttori”. E diceva Giovanni Paolo II nel 2001: “Non si può dare agli altri ciò che noi stessi non abbiamo. C’è una sete di Cristo che non può essere placata da parole vuote”.
Spesso siamo così affannati da vedere la cura della VITA SPIRITUALE come un lusso. Siamo sempre di corsa, non abbiamo mai tempo. Non cadiamo nella trappola dell: ATTIVISMO. Senza la preghiera si gira a vuoto. Senza la preghiera non siamo né cristiani né apostoli.
Il Signore parla proprio a noi: ci raduna, ci raccoglie nella sua casa, ha compassione della nostra vita dispersiva e ci invita a riposarci nella sua dimora. Accogliamo il suo invito!
d. Enzo Ruggiero
Tornati dalla loro missione per i villaggi vicini, gli apostoli si riuniscono intorno a Gesù per raccontargli tutto quello che avevano fatto e insegnato. Erano felici, ma anche molto stanchi. Per questo Gesù li invita ad andare con Lui in disparte, in un luogo solitario per RIPOSARSI un po’. Arrivati in barca alla sponda opposta del lago, si vedono preceduti dalla folla che aveva intuito le loro intenzioni. Al vedere la folla che lo aspetta, Gesù non si irrita per il riposo svanito, ma riprende con calma a insegnare alla gente. Quella folla è venuta perché non aveva nessuno da cui andare e improvvisamente ha trovato qualcuno che non la disprezza, ma le dà una SPERANZA. Gesù si commuove davanti alla loro umanità, di fronte al loro bisogno.
La prima idea che viene fuori è che il brano ci presenta Gesù come MAESTRO di verità. Quella di Gesù è la parola che tutti cercano. La gente ha SETE di giustizia, di pace vera, di bontà.
La seconda idea è che Gesù non si lascia travolgere dalle esigenze della gente, si riserva uno spazio di solitudine e di raccoglimento. Non si fa prendere dalla FRENESIA dell’apostolato. Sente il bisogno di pregare.
E’ un invito rivolto anche a noi, quando ci lasciamo prendere da troppi impegni. Diceva S. Ambrogio: “Se vuoi fare bene tutte le tue cose, ogni tanto smetti di farle”, cioè RIPOSATI.
Per essere disponibili nei confronti degli altri bisogna prima appartenersi. Per poter dare è necessario prima ricevere quella ricchezza. Che cosa possiamo comunicare se prima non c’è il silenzio, l’ascolto, lo stupore, la contemplazione delle cose di Dio? Come dice il Salmo: “Se il Signore non costruisce la casa invano si affaticano i costruttori”. E diceva Giovanni Paolo II nel 2001: “Non si può dare agli altri ciò che noi stessi non abbiamo. C’è una sete di Cristo che non può essere placata da parole vuote”.
Spesso siamo così affannati da vedere la cura della VITA SPIRITUALE come un lusso. Siamo sempre di corsa, non abbiamo mai tempo. Non cadiamo nella trappola dell: ATTIVISMO. Senza la preghiera si gira a vuoto. Senza la preghiera non siamo né cristiani né apostoli.
Il Signore parla proprio a noi: ci raduna, ci raccoglie nella sua casa, ha compassione della nostra vita dispersiva e ci invita a riposarci nella sua dimora. Accogliamo il suo invito!
d. Enzo Ruggiero