COMMENTO AL VANGELO XV DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO (B) (Mc. 6,7-13)
Dopo il grande rifiuto e lo scandalo dei suoi compaesani, Gesù continua per la sua strada. La strategia missionaria di Gesù potrebbe apparire come una vera follia, destinata al fallimento. Il Maestro è snobbato dalla sua gente, opera poche guarigioni, si meraviglia dell’incredulità dei suoi compaesani e che decide di fare? Invia i suoi discepoli in MISSIONE. Noi forse avremmo aspettato tempi migliori. Gesù no, sa bene che la partenza in missione non si fonda sull’ampiezza del consenso o sui pronostici dell’accoglienza, ma sull’URGENZA del Vangelo.

Prima condizione per gli annunciatori del vangelo: andare “a due a due”. E’ il significato COMUNITARIO della missione. L’evangelizzazione non è mai un fatto privato, individualistico, ma il frutto di una comunione vissuta col Signore e fra noi. Una seconda condizione è la POVERTA’, che non significa essere miseri, ma distaccati, liberi, disponibili ai disegni di Dio.
La terza condizione è la SERENITA’ anche nei momenti difficili, anche quando non siamo compresi e accettati.
Gesù affida un compito, ma non garantisce il RISULTATO. Il discepolo non deve misurarsi sul successo in termini numerici o di visibilità, ma sulla QUALITA’ e lo STILE dell’annuncio.

Oggi la Chiesa è chiamata a combattere la BATTAGLIA decisiva per il suo futuro nel mondo occidentale, che ha voltato le spalle a Cristo. Qui è davvero necessaria e urgente una “NUOVA evangelizzazione”.
L’apostolato non è un’operazione di marketing: la fede si comunica per CONTAGIO. Se non ce l’hai non la puoi diffondere. Se Gesù non è vivo nel tuo cuore non lo puoi donare. Un cristiano convinto è già un apostolo. E’ dall’INCONTRO con Gesù e dall’intimità con Lui che nasce forte il desiderio di farlo conoscere e amare.

Dio ti chiede di essere un APOSTOLO, uno strumento disponibile nelle sue mani. Dio ha bisogno di apostoli per la grande opera della salvezza del mondo.

d. Enzo Ruggiero