La prima guarigione nel vangelo di Marco è quella della suocera di Pietro, colpita da una febbre maligna. Ci colpisce la grande UMANITA’ di Gesù, la sua VICINANZA ai malati e ai sofferenti, la sua SOLIDARIETA’ col dolore umano. Una volta guarita la donna si mette a servire Gesù e gli apostoli preparando loro da mangiare.
Gesù si presenta subito come colui che LIBERA dal DOLORE, dando risposta all’invocazione di Giobbe che vede la vita come una continua sofferenza. Molte persone infatti fanno esperienza del dolore arrivando alla conclusione di Giobbe e di altri grandi del passato come il Buddha secondo cui la vita è un susseguirsi di eventi dolorosi. Tutto nella vita è DOLORE – affermava il grande saggio orientale: la nascita è dolore, l’esistenza è dolore, la malattia è dolore, la morte è dolore. Come uscirne? Come credere nella bontà di Dio e vedere tanto male e tanta sofferenza? Qual è il senso della vita se la vita è contrassegnata dal dolore e dalla sofferenza? La parola di Dio non ci dà risposte semplici e immediate e i tentativi di capire il dolore si rivelano sempre fallimentari anche per chi crede.
Marco dà del dolore una lettura nuova, profetica: il Signore Gesù ci salva dal dolore perché possiamo metterci al servizio gli uni degli altri. Gesù viene non per eliminare la sofferenza, ma vi si immerge dentro. Gesù porta su di sé il dolore del mondo, lo salva, lo redime, senza cancellarlo: anche Dio fa l’esperienza del dolore. La fede non ci esime dalle sofferenze, non ci risparmia da esse, ma ci dà uno sguardo nuovo.
Gesù guarendo la suocera di Pietro, la RISOLLEVA. Il verbo usato da Marco è lo stesso che indica la risurrezione di Gesù. Gesù è il Signore della vita, vincitore della morte: dove c’è Lui c’è la VITA.
Questa donna è il simbolo della condizione umana: ci rappresenta TUTTI. Tutti abbiamo bisogno di essere guariti. La prima guarigione è quella del CUORE. Ed è quella che dobbiamo costantemente chiedere al Signore.
DON Enzo Ruggiero