La solennità dell’Ascensione ci invita a contemplare Gesù che sale al CIELO. Egli torna al Padre perché ha compiuto la sua missione terrena. Ritorna in Dio rivestito della nostra carne. Porta con sé TUTTA l’umanità ormai redenta: luci e ombre, gioie e dolori, sotto lo sguardo del Padre, nella comunione con lo Spirito.

Gesù ci precede perché noi, membra del suo corpo, viviamo nella speranza di essere un giorno con Lui per sempre.

La festa odierna ci ricorda che la nostra vita non è un VIAGGIO verso il nulla, ma è un viaggio verso l’incontro con Dio e in questo mondo noi dobbiamo sentirci esuli, forestieri, pellegrini.

Accanto a questa stupenda rivelazione, la festa di oggi ci ricorda anche quale missione impegnativa il Risorto ha affidato ai discepoli, NOI COMPRESI. Il suo volto, sottratto alla vista con l’Ascensione, dovrà essere reso presente dal volto della Chiesa missionaria: “Andate in tutto il mondo e proclamate il vangelo ad ogni creatura”.

Siamo chiamati ad essere la trascrizione visibile del Risorto, siamo chiamati ad essere testimoni del vangelo, narratori credibili di un INCONTRO che ha cambiato la nostra vita, trasparenza di un amore che ha sfiorato il nostro cuore con la dolcezza dello Spirito.

Essere testimoni del vangelo vuol dire molto di più che essere dei semplici annunciatori, vuol dire anzitutto VIVERE il vangelo. Vuol dire far vedere che il vangelo è bello, che è la fonte della vera pace, della vera gioia, della vera libertà, ma farlo vedere con la nostra vita più che con le parole.

Esortati a innalzare i nostri cuori al Cielo e a poggiare bene i nostri piedi a terra adoperiamoci per la diffusione del vangelo nel mondo intero. E’ il grande compito che, oggi più che mai, ci attende.