Il vangelo di oggi ci presenta il primo incontro ufficiale di Gesù con i suoi conterranei. La prima reazione del popolo è solo apparentemente favorevole: “tutti gli rendevano testimonianza”, in realtà i suoi concittadini si aspettano da Lui prodigi, MIRACOLI, segni straordinari. Essi hanno sentito raccontare quello che Gesù ha compiuto altrove e rivendicano una priorità per la sua terra d’origine: Gesù prima di tutto deve pensare e operare tra loro. Non c’è fede, nemmeno curiosità in questi conterranei, ma solo campanilismo. Gesù non cede a queste lusinghe, non si abbassa a questi ricatti.
La vicenda di Gesù è un viaggio segnato dall’OSTILITA’: è il dramma della Parola di Dio ignorata o calpestata. Gesù si rifiuta di ricorrere a uno show miracolistico per i suoi concittadini ad uso e consumo della loro curiosità e orgoglio.
Gli uomini non hanno difficoltà a riconoscere la grandezza umana di Gesù. Quando però Gesù si propone nella sua dimensione divina, scatta il RIFIUTO. Ecco il dramma, ieri come oggi: lo si accetta come uomo, lo si respinge come Dio. Lo stesso accade per la Chiesa, che è il prolungamento di Gesù nella storia: la si stima come istituzione umana, la si contesta nella sua dimensione divina.
E’ un mestiere duro quello del PROFETA! Lo è stato per Elia, per Geremia, lo è stato per Gesù, San Paolo, per tutti i missionari del vangelo: “Se hanno perseguitato me, perseguiteranno anche voi”. Perché anche noi siamo profeti in forza del battesimo. Ognuno di noi può dire con Gesù: “Lo Spirito del Signore è su di me”.
Oggi noi viviamo in una società che non ci proibisce di credere nel Cristianesimo, ma ci induce a relegare questa fede nella nostra vita privata, nella sfera riservata del nostro intimo. Una fede ridotta ad OPINIONE personale, a sentimento che ognuno deve tenere per sé, per evitare di mettere a disagio chi non la pensa come noi.
Oggi quanti cristiani rendono ragione della loro fede e della loro speranza in modo convincente e credibile?
O Signore, guarisci la nostra incredulità e donaci la FEDE, quella capace di trasportare le montagne; ma soprattutto donaci l’AMORE, quello vero, perché senza l’amore, dice s. Paolo, non siamo nulla.
d. Enzo Ruggiero
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