COMMENTO AL VANGELO DELLA IV DOMENICA DI QUARESIMA (C) (Luca 15, 1-3. 11-32)
La parabola del figliol prodigo è la più straordinaria ICONA DEL CUORE DI DIO e la più efficace illustrazione dei risvolti del cuore umano nell’esperienza del peccato. Nessuna omelia, nessun commento può sostituire l’accostamento diretto alla pagina evangelica e il fermarsi a lungo a riflettere su di essa: la Parola diventa vivente solo nello Spirito.
Questa è la storia del RITORNO di un figlio, il minore, che lascia annegare nel fango dei porci il suo delirio di onnipotenza.
DIO E’ PADRE. Quest’uomo che scruta l’orizzonte in attesa del ritorno del figlio e che soffoca nell’abbraccio la stessa richiesta di perdono, è l’immagine che più fa pensare a Dio e al suo mistero d’amore. Finché hai paura di Dio non sei ancora cristiano, dice un autore.
Peccato è non accorgersi dell’amore. L’uomo è PECCATORE: è il dramma che segna tutto il racconto. Il peccato è NON CREDERE ALL’AMORE DEL PADRE; è rifiutarlo fino ad uscire di casa per cercare lontano da Lui una libertà illusoria.
TORNARE A DIO E’ SEMPRE POSSIBILE. La paura di se stessi e dei propri errori è un altro grave peccato. Non c’è situazione così compromessa dalla quale non sia possibile venire fuori.
Dio non chiude la porta in faccia a nessuno, ma sta sempre in attesa, pronto a restituire al figlio la sua condizione, la sua dignità di figlio e fare festa con lui. Il grande pittore Rembrandt ha fissato in un quadro molto noto il momento in cui il figlio si getta ai piedi del Padre per fare la sua confessione. In esso colpisce l’intensità del volto del Padre e la tenerezza con cui appoggia le mani sulle spalle del ragazzo.
La Quaresima non è solo tempo di penitenza, ma anche quello della festa per il ritorno alla casa del Padre del peccatore pentito e perdonato. Un tempo pieno di grazia in cui tocchiamo con mano la MISERICORDIA di Dio Padre.
d. Enzo Ruggiero