“Bisognava far festa e rallegrarsi, perché questo tuo fratello era morto ed è tornato in vita, era perduto ed è stato ritrovato”. Oggi è il giorno di questa festa che il Padre misericordioso ha preparato per il figlio che torna nella sua casa. Quel figlio è in CIASCUNO DI NOI. E proprio questa domenica, nel cuore della Quaresima, è per la Chiesa la domenica della GIOIA, in cui il Signore ci fa pregustare un po’ la gioia della Pasqua, della vittoria sul male e sulla morte. Per questo bisogna far festa, vincere le nostre tristezze.
Perché la liturgia è una festa? E’ una festa perché colui che ci accoglie offre se stesso, ci dona la sua vita e non vuole che ci perdiamo nella tristezza e nella solitudine della vita. Bisogna far festa per renderci conto che siamo tutti FIGLI dello stesso Padre, che siamo un’unica famiglia e che dobbiamo imparare tutti a vivere insieme. Spesso però si pensa che per stare bene bisogna stare da soli: è la scelta del figlio più giovane che a un certo punto vuole andare via di casa, vuole vivere solo PER SE STESSO. Quel giovane comincia a provare fame, ma nessuno gli dà nulla, è la fame di amicizia, affetto, solidarietà, che si prova nella vita quando si vive lontano dagli altri e lontano dal Signore. E proprio quando arriva al punto di aver fame, quel figlio più giovane “ritornò in sé”, cioè iniziò a tornare a casa a partire dal suo cuore. E si ritorna in sé quando si capisce che la vera felicità non è vivere per sé.
Quel padre lo accoglie pieno di gioia, ma a quella festa manca ancora l’altro figlio, quello che era rimasto a casa, che invece di condividere la gioia del padre, ne prova invidia. Pensa male del padre, perché giudica la sua bontà come una debolezza. E il padre deve uscire anche per lui, perché vuole che nessuno manchi a questa festa.
Signore, quando anche noi come il più giovane ci allontaniamo da te, sbattendo la porta, rendici capaci di rientrare in noi stessi e dacci la forza di alzarci e di ritornare a te, sulla strada dell’umiltà e del pentimento. Quando anche noi, come il figlio maggiore, abbiamo il cuore impietrito e non ci accorgiamo neppure di avere dei fratelli e non siamo capaci né di perdonare né di chiedere perdono, aiutaci a credere sempre al tuo amore e insegnaci a non giudicare e a non condannare, ma a usare la tua stessa misura, di Te che sei senza misura.
D. Enzo Ruggiero
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