COMMENTO AL VANGELO IV DOMENICA DI QUARESIMA (B) (Gv. 3,14-21)

Nicodemo, un capo dei farisei, incontra Gesù. Gesù lo chiama Rabbì, cioè Maestro in Israele, quindi una personalità molto rappresentativa. Questo intellettuale, uomo di cultura, molto influente ha in sé qualcosa che lo rende MODERNO: è uno spirito inquieto, in cerca della VERITA’. Nicodemo è un uomo che sente il problema della vita e avverte il fascino di Cristo, ma non vuole uscire allo scoperto: cerca Cristo di nascosto, come fa tanta gente anche oggi.

Gesù gli dice che in Dio c’è un grande progetto d’amore. Dio AMA infinitamente il mondo e lo vuole salvare attraverso una via misteriosa: è la via del Figlio suo Gesù che Egli ha mandato sulla terra e che darà la sua vita per noi. E’ la via della CROCE.

Dalla croce e solo dalla croce giunge a noi uomini la SALVEZZA: da una sconfitta umana, da un tremendo delitto, dall’apparente trionfo del male. La croce non è un raccapricciante strumento di tortura che suscita devozione, ma la MISURA dell’amore di Dio per noi. Nella croce risplende l’infinito amore del Padre che ci dona il Figlio. Ecco perché la croce SALVA: perché manifesta il supremo amore di Dio per noi. Ma affinché questa salvezza operi in noi occorre la FEDE.

La FEDE è accettare Gesù, vivere come Lui, mettendo in pratica le sue parole. Vuol dire uscire dalla nostra autosufficienza, dalle nostre sicurezze e buttarci in Lui: un tuffo nell’amore sconfinato di Dio. Credere in Dio significa credere nella croce di Cristo, uno scandalo per la logica umana.

La fede è vera e autentica se comporta per noi la morte al peccato e la risurrezione a una vita nuova. Chi non accetta la croce nella propria vita non può salvarsi.

Dio ci conceda la grazia di vivere nel nostro cuore il mistero pasquale e partecipare così alla salvezza che viene dalla CROCE.

DON Enzo Ruggiero