COMMENTO AL VANGELO III DOMENICA DI PASQUA C
Leggendo il vangelo di Giovanni si capisce che esso originariamente terminava con il cap.20. Se è stato aggiunto questo nuovo capitolo 21 è perché l’evangelista ha sentito il bisogno di insistere sulla REALTA’ della risurrezione. In questo racconto cogliamo un significato simbolico e spirituale: la BARCA su cui salgono gli apostoli raffigura la CHIESA lanciata da Cristo per la salvezza degli uomini. La Chiesa non è abbandonata a se stessa. Cristo Risorto è in lei e con lei. E’ Lui che la guida, la sostiene e rende feconda la sua azione apostolica: senza di Lui non potrebbe fare nulla, come Pietro e gli apostoli che non presero nulla e si affaticarono invano prima che intervenisse Gesù. Ma al suo comando la rete si riempì di pesci. Così la Chiesa potrà salvare un grande numero di anime se si manterrà fedele a Cristo, alla sua parola, alle sue consegne.
Nel vangelo odierno emerge la figura di PIETRO. E’ Lui che invita gli altri apostoli a pescare, è Lui che per primo si getta in acqua incontro a Gesù, è Lui che trae a terra la rete piena di pesci. Tre domande: Mi ami tu?; tre risposte: Tu sai che ti amo; tre conclusioni: Pasci le mie pecore. Con queste parole Gesù conferisce di fatto a Pietro il compito di pastore supremo del gregge di Cristo. La cosa più commovente è che Gesù resta fedele alla promessa fatta a Pietro nonostante Pietro sia stato infedele alla promessa fatta a Gesù di non tradirlo mai. Questo significa che Dio dà sempre agli uomini una seconda possibilità.
Il dialogo tra Gesù e Pietro va incarnato nella vita di ognuno di noi. Interrogando Pietro, Gesù interroga ogni discepolo. La domanda: Mi ami tu? È rivolta a ognuno di noi. Il Cristianesimo non è un insieme di dottrine e di pratiche, ma è un rapporto di amicizia con la PERSONA di Gesù. Tante volte Gesù aveva chiesto: Credi tu? Ma mai: Mi ami tu? Lo fa solo ora, dopo che nella sua passione e morte ha dato la prova di quanto Lui ha amato noi. Gesù fa consistere l’amore per Lui nel servire gli altri. “Mi ami tu ? Pasci le mie pecorelle”. Il nostro amore per Cristo non deve restare un fatto intimistico e sentimentale, ma si deve esprimere nel servizio agli altri. Madre Teresa diceva: il frutto dell’amore è il SERVIZIO e il frutto del servizio è la PACE.
Enzo Ruggiero
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