COMMENTO AL VANGELO III DOMENICA DI PASQUA (B)
Il vangelo di oggi è la parte finale dell’episodio dei discepoli di EMMAUS. Due discepoli tristi e scoraggiati sono in cammino verso Emmaus. Gesù si avvicina loro come compagno di viaggio, parla e spiega le Scritture, apre i loro occhi incapaci di vedere, spezza il pane e lo riconoscono come RISORTO. Tornano indietro a raccontare agli altri la loro esperienza ed ecco che Gesù appare a tutti. La reazione è di paura e incredulità, di sconcerto e stupore. Credevano di vedere un FANTASMA. Quanto assomigliamo anche noi a questi discepoli confusi e smarriti. Quanta fatica facciamo anche noi a riconoscere il Risorto presente nella nostra vita.
Anche noi pensiamo tante volte che il vangelo sia una specie di fantasma, che si tratti di parole ASTRATTE, lontane dalla vita, belle da sentire ma impossibili da vivere; e ne abbiamo anche paura perché pensiamo che siano troppo esigenti, che chiedano sacrifici, che propongano rinunce, che pretendano una vita poco felice. Ne consegue che le depotenziamo nella loro radicalità perché non ci disturbino troppo.
Ma Gesù li rassicura: Sono proprio io! Gli Apostoli devono allenare lo sguardo e il cuore per riconoscerlo, per superare i dubbi e le paure. Il Risorto invita a toccare e a guardare. Per farsi riconoscere, per togliere ogni incertezza, Gesù invita a guardare i segni della PASSIONE. In quei segni, in quelle piaghe, vediamo tutte le nostre sofferenze e le nostre tribolazioni.
Il brano ha un significato apologetico, cioè vuole rimarcare la VERITA’ della risurrezione, e l’inseparabilità tra croce e risurrezione. Le piaghe indicano che Gesù vince la morte ma non la elimina. La Croce è VINTA ma non eliminata. La risurrezione è avvenuta ma deve continuare ancora. La buona notizia non è solo che un morto è ritornato in vita, ma che il Figlio di Dio, fatto uomo tra gli uomini, ha donato tutta la sua vita per amore sulla Croce, ha sconfitto la morte ed ora è il VIVENTE. Ecco perché Gesù dice agli apostoli, quelli di ieri e quelli di oggi, che devono essere TESTIMONI della risurrezione.
d. Enzo Ruggiero