COMMENTO AL VANGELO II DOMENICA DI PASQUA (C)
E’ la sera di Pasqua: i discepoli sono a porte chiuse, tristi e rassegnati, rinchiusi nelle loro paure, come tanti di noi oggi. Le porte chiuse sono il simbolo delle paure dell’uomo. Gesù Risorto appare ai suoi discepoli la sera di Pasqua e anche 8 giorni dopo. Apre il loro cuore e vince la loro incredulità, dando così una prova tangibile della sua risurrezione.
Tommaso detto “Didimo” (=gemello) non è presente.
E’ nostro gemello nel senso che ci rappresenta tutti non per l’incredulità ma per la fatica di credere. Nella mano di Tommaso ci sono tutte le nostre mani, c’è la nostra debole fede.
Non c’è fede senza domande, senza ricerca e anche senza fatica di credere. Ma non dimentichiamo la sua professione di fede perfetta: “Mio Signore e mio Dio”! che è il centro vitale della fede cristiana. Tutto il Cristianesimo crollerebbe se Gesù fosse solo un grande uomo, un profeta, un saggio, un guaritore. Dovremmo rassomigliargli anche per questa sua professione di fede.
La fede è il dono più grande. Nessuno si salva senza la fede. Solo credendo in Gesù ci possiamo salvare. La fede non elimina i dubbi: i dubbi sono il lievito della fede. La fede è una luce che viene dall’alto, non è la conclusione dei nostri ragionamenti. E’ dono ed è conquista. È grazia dall’alto e ricerca mai conclusa. Pascal diceva che per chi non vuol credere c’è abbastanza oscurità, ma c’è abbastanza luce per chi vuol vedere.
A Santa Faustina Gesù fece una meravigliosa promessa. Egli volle che in questa domenica si parlasse della Divina Misericordia e disse: “L’umanità non troverà pace finché non si rivolgerà con fiducia alla mia Misericordia”. In questa domenica siamo chiamati anche noi a glorificare l’infinita misericordia di Dio. Accostiamoci con fiducia a questa fonte per attingervi la vita in abbondanza.
D. Enzo Ruggiero
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