COMMENTO AL VANGELO II DOMENICA DI PASQUA A

E’ la sera di Pasqua, le donne hanno portato la notizia sconvolgente dell’angelo, ma i discepoli hanno PAURA di perdere la loro vita e la loro tranquillità. Sono blindati nel cenacolo, nascosti, tristi e rassegnati, chiusi nella loro incredulità e delusione. Ma in questo rifugio dominato dalla paura si presenta Gesù Risorto che apre il loro cuore e vince la loro incredulità.

Tommaso non c’era quella sera e di ritorno riceve l’annuncio della visita del Risorto. Povero Tommaso, anche lui come le donne e gli altri discepoli vuole vedere il Risorto. Forse siamo stati un po’ crudeli con lui, invece dobbiamo ringraziarlo, perché Tommaso è l’anello di congiunzione fra i primi discepoli e noi che, attraverso il loro annuncio, facciamo esperienza del Risorto.

San Gregorio Magno dice che, con la sua incredulità, Tommaso ci è stato più utile di tutti gli altri apostoli che hanno creduto subito. Così facendo egli ha, per così dire, “costretto” Gesù a darci una prova “tangibile” della sua risurrezione. La fede nella risurrezione è uscita avvantaggiata dai suoi dubbi: Egli, mentre nel suo maestro toccava le ferite del corpo, guariva in noi le ferite dell’incredulità.

E comunque egli non chiude la porta, non si fissa nella sua posizione. Vuole vedere, toccare: dunque è alla RICERCA. E alla fine, dopo che ha visto e ha toccato con mano, esclama rivolto a Gesù: “Signore mio e Dio mio!”, magnifico atto di fede e perfetta sintesi cristologica.

Gesù invita Tommaso a toccare le sue ferite. In verità è Gesù che TOCCA il suo cuore incredulo. La vittoria sulla nostra incredulità e su quella del mondo inizia proprio da qui: ascoltare il vangelo di Pasqua, lasciarsi toccare dal fiume della sua MISERICORDIA e toccare le ferite del corpo di Gesù ancora piagato in tanti uomini e donne di oggi.

Il Signore è Risorto ed è vivo nella sua Parola. E’ per noi che ha detto : “Beati quelli che non hanno visto e hanno creduto”. Beati quelli che, pur avendo conosciuto le miserie e le infedeltà dei cristiani nella storia, non hanno perso la FEDE nel Signore.

DON Enzo Ruggiero