COMMENTO AL VANGELO II DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO (C) (Gv. 2, 1-11)

Concluso il periodo natalizio, iniziamo il tempo Ordinario leggendo la splendida pagina delle nozze di CANA, il primo dei miracoli di Gesù. Non è casuale che all’inizio della vita pubblica di Gesù ci sia una cerimonia nuziale, perché in Lui Dio ha SPOSATO l’umanità: è questa la BUONA NOTIZIA. Gesù si manifesta come lo SPOSO del popolo di Dio annunciato dai profeti: la sua è una NUOVA ALLEANZA d’AMORE.

Un matrimonio un po’ strano: non si parla della sposa, e lo sposo è appena menzionato. Viene a mancare il VINO, simbolo di gioia, di festa, di gratuità. Un simbolo che sintetizza tutti i DONI che Dio (lo sposo) fa a Israele (la sposa) nell’Alleanza. Senza il vino il matrimonio è destinato al fallimento. E’ una vera LITURGIA quella che si sta compiendo: i servi rappresentano l’antica alleanza tra Dio e Israele, alleanza incompleta.

Le giare vuote ci dicono che la fede d’Israele ha bisogno di essere riempita dalla pienezza di Gesù. Anche noi senza la pienezza di Cristo siamo giare vuote.

Maria vede che manca il vino e spinge Gesù ad anticipare l’ORA della sua manifestazione, che avrà compimento sotto la croce, e dice ai servitori: “Fate quello che Egli vi dirà”. E avviene il MIRACOLO: l’acqua è cambiata in vino. La fatica della nostra vita è cambiata nel vino della festa.

Anche per noi accade qualcosa di simile: abbiamo finito le scorte ed è rimasta solo la tristezza, la fatica, lo scoraggiamento, la voglia di lasciar perdere, l’abbandono della speranza e della fiducia. La nostra vita è fatta di poco vino e di molta ACQUA, ma, se ci affidiamo a Gesù, Egli può trasformare la nostra acqua in vino, la nostra debolezza in forza, la nostra fragilità in uno slancio ed entusiasmo nuovi. Però bisogna stare davanti a Lui a mani vuote, nella nostra nudità, con i nostri fallimenti. E Lui, trasformando la nostra acqua in vino, fa sì che tutto diventi FESTA.

don Enzo Ruggiero