COMMENTO AL VANGELO DELLA XIII DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO (B) (Mc. 5,21-43)

Nel vangelo di oggi Gesù si imbatte nelle nostre due situazioni più drammatiche: la MORTE e la MALATTIA. Da esse libera due persone: una bambina, che muore proprio mentre il padre Giaìro è andato a chiedere aiuto a Gesù, e una donna, che da molti anni ha perdite di sangue. Gesù si lascia TOCCARE dal nostro dolore e dalla nostra morte, e opera due SEGNI di guarigione per dirci che né il dolore né la morte hanno l’ultima parola. Ci dice che la morte non è la FINE. Egli vince questo nemico dal quale non possiamo liberarci da soli.

Cosa hanno in comune questi due personaggi? Hanno in comune la GRANDE FEDE. Sono immagini dell’uomo che non si dà per vinto di fronte alla malattia e alla morte.
La morte è una realtà che ogni uomo porta nel suo cuore. E’ un pensiero che lo segue ogni istante della sua vita, sia perché la morte è sempre all’orizzonte, sia perché come diceva Seneca “cotidie morimur”, ogni giorno moriamo un po’; sia perché la morte è un’esperienza che cogliamo molto da vicino nella morte delle persone care e la cogliamo con un senso di inesorabilità, di non ritorno, di apparente invincibilità.
E’ la morte a ricordarci che la vita è BREVE, che nessuno di noi è eterno e onnipotente.
E’ la morte a ricordarci che noi non ci siamo dati la vita, ma che ci è stata DONATA.

Ma allora perché inquietarci? Perché cercare quello che sappiamo irraggiungibile? Il Libro della Sapienza ci ricorda che “Dio ha creato l’uomo per l’immortalità”. La morte è inevitabile, ma non è naturale perché non corrisponde al progetto originario di Dio. Dio NON VUOLE la morte. Gesù è venuto a compiere questa promessa e i miracoli di risurrezione sono un annuncio e un segno della sua risurrezione.
I due miracoli non mostrano solo la potenza sovrana di Gesù sulla malattia e sulla morte ma anche e soprattutto il suo grande amore e la volontà di venire incontro ai bisogni, alle infermità e alle debolezze umane.

Ai nostri occhi la vita è provvisoria e la morte è definitiva. Ma davanti a Gesù i rapporti si capovolgono: la morte diventa provvisoria e la vita definitiva.
Gesù è il Signore della VITA e il vincitore della MORTE. La fede ci assicura che la morte è solo un SONNO che ci conduce a un’alba di risurrezione.

d. Enzo Ruggiero