Associazione ‘ndranghetisticatraffico di stupefacenti, ma anche estorsioni, in particolare ai danni di aziende turistiche ed agricole; e poi il favoreggiamento della latitanza così come altri e numerosi reati, anche aggravati dalle modalità e finalità mafiose.

È quanto la Dda di Catanzaro contesta a vario titolo alle 68 persone – 39 in carcere, 24 ai domiciliari e 5 con obbligo di firma – indagate nell’ambito dell’operazione scattata stamani contro l’organizzazione ‘ndranghetista di Cassano allo Ionio e del comprensorio della Sibaritide, riconducibile ad esponenti della famiglia Abbruzzese di Lauropoli .

La lente degli investigatori, però si è soffermata anche sulla struttura e le attività di un’associazione a delinquere dedita al traffico e allo spaccio diffuso di droga, di vario genere, ben organizzata, con una sua suddivisione dei ruoli e che gestiva delle “piazze” di spaccio, ma che operava comunque sotto l’egida dello stesso sodalizio di ‘ndrangheta.

Le investigazioni si sono sviluppate grazie ad una impegnativa attività tecnica ma anche a servizi sul territorio e riscontri “sul campo”, tanto con riguardo alle dinamiche connesse al traffico di stupefacenti e a diverse estorsioni, quanto in relazione alla ricostruzione della rete dei presunti fiancheggiatori della latitanza di Luigi Abbruzzese, considerato esponente di vertice del cosiddetto clan degli Zingari, radicato nell’area della sibaritide, e catturato nel 2018 .

Utili alle indagini si sono rivelate poi ed anche le dichiarazioni di diversi collaboratori di giustizia, ovviamente attentamente analizzate e verificate dagli inquirenti.

I REATI CONTESTATI

Tra le attività della consorteria finite all’attenzione della Dda, come accennavamo, vi sono numerose estorsioni, sia tentate che consumate, avvenute anche tramite il danneggiamento a mezzo di incendio, e subite da imprenditori locali attivi nei settori del turismodell’edilizia e dell’agricoltura.

Ma gli interessi della consorteria avrebbero spaziato anche nell’usura, con le correlate estorsioni relative alla riscossione delle somme prestate.

Altri reati riguardano invece la violenza privata, quelli in materia di armi, il furto aggravato, la ricettazione, il riciclaggio, il favoreggiamento personale e reale, il possesso e fabbricazione di documento di identificazione falso.

Per proseguire ancora con l’intestazione fittizia di beni in relazione ad attività imprenditoriali legate al mondo del mercato ortofrutticolo, con la detenzione e cessione di stupefacente (in particolare marijuana, eroina e cocaina)

Nel corso dell’attività di riscontro, rispetto alle emergenze connesse al traffico di droga, i Carabinieri hanno arrestato in flagranza dieci persone e ritrovate e sequestrato in totale circa tre chili tra eroina, cocaina e marijuana.

I SEQUESTRI

Contestualmente è stato eseguito il sequestro preventivo di beni immobiliaziendequote socialibeni mobili registratirapporti finanziari, riconducibili a diversi indagati, per un valore che stima intorno ai 5 milioni di euro, e consistenti, tra l’altro, in un terreno adibito ad agrumeto, un Bar-Tabacchi, un autoveicolo, diciassette rapporti finanziari, cinque complessi aziendali di imprese attive nel settore del commercio di autoveicoli, della produzione, lavorazione e distribuzione di articoli ortofrutticoli con le relative quote di partecipazione sociale.

Le indagini patrimoniali danno ipotizzare per i diversi beni, rispettivamente, una sproporzione tra il loro valore e le capacità economico-reddituali dei rispettivi titolari.

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