Due persone di Cirò Marina sono state arrestate e messe ai domiciliari, stamani, dagli uomini della Guardia di Finanza: si tratta di un ex imprenditore e di un professionista ritenuti responsabili, anche in concorso tra loro, di usura, estorsione ed esercizio abusivo dell’attività finanziaria.
Contestualmente sono stati sequestrati due immobili ubicati nella cittadina in provincia di Crotone, e diversi rapporti bancari e finanziari, per un valore che si stima superi i 560 mila euro.
Le indagini, eseguite facendo ricorso anche ad intercettazioni telefoniche, video ed ambientali, fanno ritenere di aver fatto luce su quella che gli investigatori definiscono come “una diffusa pratica” di concessione “abusiva” di presiti di denaro, esistente almeno da una quindicina d’anni, ovvero dal 2008, sia a Cirò Marina che nei comuni limitrofi.
Una attività, sostengono ancora i militari, che sarebbe stata in grado di affiancarsi e sostituirsi ai canali legali del mercato finanziario, proliferando fino al punto “di assumere i contorni di una vera e propria banca” e, approfittando delle difficoltà del contesto economico del territorio, mutarsi in pratica usuraia.
Emblematiche in tal senso sono le dichiarazioni rilasciate da alcune delle vittime “che oramai associavano l’attività illecita a quella di una ulteriore banca presente sul territorio” affermano dalle fiamme gialle.
Secondo la ricostruzione dei finanzieri gli indagati avrebbero concesso prestiti per oltre 920 mila euro per lo più a professionisti, piccoli e medi imprenditori edili e titolari di aziende vitivinicole.
A fronte di questi prestiti avrebbero poi richiesto a garanzia assegni e titoli di credito da utilizzare, in caso di ritardi nei pagamenti, per attivare le procedure esecutive immobiliari, fino addirittura al pignoramento dei beni.
In numerosi casi si sarebbe stata accertata l’applicazione di tassi d’interesse annui variabili tra il 20% e il 187%, evidentemente superiori alla soglia usuraria, grazie ai quali gli indagati avrebbero ottenuto vantaggi economici per oltre mezzo milioni di euro, anche ricorrendo a pratiche estorsive.
Gli inquirenti spiegano difatti che l’indagine mostrerebbe come la presunta operatività criminale fosse fondata sulla pressione psicologica esercitata sulle vittime mediante la minaccia dell’avvio delle procedure esecutive, senza il ricorso all’uso della forza.
Il provvedimento cautelare è stato emesso dal Giudice per le Indagini Preliminari del Tribunale di Crotone, su richiesta della Procura della Repubblica pitagorica.
fonte: cn24tv.it