R. e P.
Ieri sera nella splendida cornice di piazza XX Settembre di Ciminà, si è svolta, a cura dell’Associazione Pro Loco, la XVI edizione del premio “Cumino d’oro”. L’importante riconoscimento, istituito per mantenere fede a quanto promesso l’11 agosto 2005, in occasione della presentazione del libro “Ciminà: una storia, una speranza”, ha come obiettivo quello di rendere pubblico l’operato di quei ciminesi che si sono distinti per il loro impegno in campo politico, sociale, artistico, religioso… diffondendo nel mondo la cultura della loro terra d’origine.
Quest’anno il riconoscimento è stato assegnato ad una ciminese d’adozione: la maestra Maria Luisa Longo – che ha svolto la sua carriera professionale nella scuola primaria della cittadina per quarant’anni – con la seguente motivazione :” Per aver avuto l ’abilità di far brillare ciascuna stella delle sue tanti classi, tirando fuori da ogni studente il massimo senza far pesare le differenze, formando intere generazioni guidata dalla passione, dall’amore e dalla competenza. Per aver saputo aprire alla vita le menti e i cuori di tanti giovani ciminesi trasmettendo loro l’idea di credere in se stessi e negli altri”
Tanta l’emozione nel ricordare i volti generazioni di bambini, le attività musicali e teatrali, i laboratori artistici, i viaggi, le feste e i tanti giorni trascorsi all’insegna dell’allegria, del reciproco rispetto con il preciso intento di trasmettere non solo nozioni, ma soprattutto valori.
Alla manifestazione, moderata dalla prof.ssa Girolama Polifroni- all’interno della quale si è tenuto il convegno sul tema “Formare i piccoli per generare futuro”- sono intervenuti il presidente dell’Associazione Pro Loco Domenico Reale, il Sindaco del comune di Ciminà Giovanni Mangiameli, la Dirigente scolastica dell’Istituto comprensivo “Ardore, Benestare, Careri, Ciminà” Anna Delfino, il Presidente dell’ANP Calabria Francesco Sacco, il Presidente dell’Associazione Museo della scuola “I Care”e la scrittrice Lina Furfaro.
Tutti i relatori si sono soffermati a riflettere sull’importante ruolo educativo svolto dagli insegnanti nell’odierna società come nel passato, il solo capace di generare futuro. Perché educare è costruire il presente pensando al futuro: l’educazione ne è presupposto e garanzia. È giusto, quindi, richiamare gli adulti a questa inderogabile responsabilità. Se le nuove generazioni avvertono il senso di disorientamento, di precarietà e sono alla ricerca di un significato per vivere è perchè sono stati lasciati per troppo tempo “senza padri, né maestri”, senza cioè persone autorevoli in grado di accompagnare la crescita personale e sociale, promuovendone l’autonomia e la responsabilità.
Anche l’adulto vive il senso di spaesamento provocato da una società liquida, incapace di ricostruire un tessuto di valori e di accogliere il pluralismo come opportunità: un adulto insicuro della propria identità, tentato spesso di nascondere la fragile struttura interiore dietro il rifugio rassicurante di una tradizione più proclamata che vissuta.
Il futuro, dunque, si costruisce con la fatica del dialogo, con la ricerca comune, che si nutre di un vocabolario da condividere nella verità e nella gioia dell’incontro. Ma anche con la riscoperta del valore arricchente della relazione interpersonale, oltre le derive consumistico-mercantili che, dando a tutto un prezzo, snaturano il senso delle cose, in base alla convenienza del dare e del l’avere.
L’educazione ci riporta al cuore della gratuità e del dono, della cura di sé e dell’altro.
Allora, per educare al futuro, per generare futuro occorre ritrovare il senso della speranza: non è possibile, infatti, educare se non si guarda al domani con fiducia. Forse sarà necessario recuperare l’ostinata fede di don Lorenzo Milani, per immaginare, attraverso gli ambigui segni del presente, il mondo nuovo che verrà: “Il maestro deve essere per quanto può un profeta: perché deve indovinare negli occhi dei ragazzi le cose belle che essi vedranno chiare domani e che noi vediamo solo in modo confuso”.