di Claudio Cordova da ildispaccio.it – Lucano + 30. Sono infatti 31 le persone raggiunte dall’avviso di conclusione delle indagini preliminari nell’ambito dell’inchiesta “Xenia”. L’indagato principale, ovviamente, è proprio lui: Mimmo Lucano, sindaco sospeso di Riace, finito agli arresti domiciliari e poi al confino con l’accusa di illeciti nella rendicontazione dei soldi pubblici impiegati per l’accoglienza dei migranti e per favoreggiamento dell’immigrazione clandestina, avendo celebrato matrimoni di comodo per mantenere sul suolo italiano persone che, altrimenti, sarebbero diventate immigrati irregolari.Lucano è accusato di associazione per delinquere. Secondo la Procura di Locri, in combutta con diversi dei co-indagati, avrebbe commesso diversi delitti contro la pubblica amministrazione e contro il patrimonio, “così orientando l’esercizio della funzione pubblica degli uffici del Ministero dell’Interno della Prefettura di Reggio Calabria, preposti alla gestione dell’accoglienza dei rifugiati nell’ambito dei progetti SPRAR, CAS e MSNA e per l’affidamento dei servizi da espletare nell’ambito del Comune di Riace, verso il soddisfacimento degli indebiti e illeciti interessi patrimoniali delle associazioni e cooperative che gestivano i progetti. Lucano, ovviamente, è considerato il capo promotore dell’associazione per delinquere, definendo le linee operative delle cooperative, ma anche controllando l’associazione Città Futura (centrale nell’impianto accusatorio) e portando avanti i rapporti con le Istituzioni.
Su di lui, alcune settimane fa, fu durissimo il giudizio del Tribunale del Riesame di Reggio Calabria, che parlò di “tornaconto politico per Lucano fornendo un ritratto molto triste per colui il quale era divenuto ed è un simbolo positivo .
Il sindaco dell’accoglienza e dell’integrazione, ormai noto in gran parte del mondo, essendo stato inserito alcuni anni fa tra gli uomini più influenti del pianeta dalla rivista “Fortune”, rischia ora il processo: tra le accuse, quelle note, relative ai matrimoni fittizi e all’affidamento diretto del servizio della raccolta dei rifiuti. Oltre 330mila euro di ingiusto profitto procurato alle cooperative Ecoriace e L’Aquilone. Ma a lui e agli altri indagati, gli inquirenti contestano rendicontazioni artefatte di soldi pubblici, ma anche indebiti prelievi di denaro dalle associazioni, avvenuti senza alcuna parallela giustificazione. Infatti, una cospicua parte dei soldi pubblici ricevuti per l’accoglienza dei migranti sarebbe stato impiegato per altri scopi.
Per gli inquirenti, il “motore del sistema criminale” sarebbe l’associazione Città Futura: essa, insieme ad altre realtà, avrebbe avuto un ingiusto vantaggio patrimoniale di 2 milioni e 300 mila euro attraverso attestazioni fasulle fornite a vari enti (tra cui la Prefettura di Reggio Calabria) sulle presenze relative a immigrati non aventi più diritto a permanere nei progetti. Sono, in particolare, cinquantasei le determine incriminate, con cui Lucano, in qualità di sindaco di Riace (ente attuatore dei progetti SPRAR e CAS) avrebbe assicurato i pagamenti con soldi pubblici alle associazioni che si occupavano dell’accoglienza. Oltre 2 milioni e 400 mila euro sarebbero inoltre stati distratti dall’associazione Città Futura dal 2014 fino al settembre 2017 per “acquisto, arrendo e ristrutturazione di tre case e un frantoio non rendicontati nei progetti e utilizzati per finalità privatistiche; arredo e ristrutturazione di casa Lamberti non rendicontati e concessa a due cittadini stranieri; prelevando e/o comunque gestendo denaro contante, attinto dai conti correnti dell’associazione, senza alcuna giustificazione nelle rendicontazioni e nella contabilità; emettendo assegni bancari non giustificati; pagando, in proporzione ai finanziamenti ottenuti per la gestione degli immigrati, dei concerti estivi organizzati dal Comune di Riace, mediante denaro dell’associazione”. L’ultimo punto costa l’iscrizione nel registro degli indagati anche al noto promoter Maurizio Senese, che avrebbe mentito alla Guardia di Finanza circa i pagamenti ricevuti nel 2015 e nel 2017.
L’elenco dei 31 indagati:
Domenico Lucano, classe 1958
Gianfranco Musuraca, classe 1976
Fernando Antonio Capone, classe 1966
Jerri Cosimo Ilario Tornese, classe 1976
Antonio Santo Petrolo, classe 1966
Giuseppe Sgrò, classe 1954
Nicola Audino, classe 1969
Domenico Latella, classe 1967
Annamaria Maiolo, classe 1959
Renzo Valilà, classe 1970
Salvatore Romeo, classe 1977
Maria Taverniti, classe 1964
Oberdan Pietro Curiale, classe 1983
Cosimina Ierinò, classe 1961
Lemlem Tesfahun, classe 1986
Abeba Abraha Gebremarian, classe 1980
Giuseppe Ammendolia detto “Luca”, classe 1976
Valentina Micelotta, classe 1993
Prencess Daniel, classe 1987
Oumar Keita, classe 1986
Assan Balde, classe 1985
Filmon Tesfalem, classe 1988
Cecilia Piscioneri, classe 1964
Alberto Gervasi, classe 1951
Cosimo Damiano Musuraca, classe 1977
Pasquale Valenti, classe 1964
Nabil Moumen, classe 1984
Rosario Antonio Zurzolo, classe 1977
Maurizio Senese, classe 1963
Maria Caterina Spanò, classe 1972
Domenico Sgrò, classe 1990