Oggi, a Sant’Agata del Bianco, iniziano le celebrazioni per il centenario dalla nascita di Saverio Strati, scrittore calabrese che ha rivoluzionato la narrazione della sua terra, dando voce agli umili e inaugurando il filone del realismo umanistico. Le celebrazioni, “recuperate” grazie all’intervento della Regione Calabria, vedranno la partecipazione di Palma Comandè, nipote dello scrittore e autrice del libro “Prima di tutto un uomo”, che racconta la vita familiare del celebre zio.

Palma ricorda con affetto gli anni dell’infanzia trascorsi con lo zio Saverio, quando già a due anni iniziava a coltivare il sogno della scrittura, ispirata dalla passione e dalla dedizione dello scrittore. Oggi, scrittrice e insegnante di lettere in pensione, Palma celebra l’eredità di un uomo che ha saputo raccontare la Calabria e le sue trasformazioni sociali con un realismo inedito, mettendo al centro gli umili come protagonisti della storia.

Saverio Strati, prolifico e schivo, è stato il primo a parlare di ‘ndrangheta in letteratura e ha vinto il prestigioso Premio Campiello nel 1977 con il romanzo “Il selvaggio di Santa Venere”. Tuttavia, un rifiuto editoriale segnò l’inizio del suo declino, culminato negli anni ’90 con la fine del contratto con Mondadori. Nonostante le difficoltà economiche e personali, Strati affrontò questi momenti con dignità, ricevendo infine il sostegno della Legge Bacchelli.

Oggi, grazie al lavoro della casa editrice Rubbettino e alle iniziative della Regione Calabria, l’opera di Strati sta tornando alla luce, riscoperta e celebrata per il suo valore inestimabile. Palma Comandè sottolinea quanto fosse autentico lo sguardo dello zio sugli umili, essendo egli stesso un uomo di fatica prima di diventare scrittore. La riscoperta postuma del suo lavoro rappresenta un giusto riconoscimento per un autore che ha lasciato un’impronta indelebile nella letteratura italiana, offrendo ancora oggi chiavi di lettura profonde e attuali sulla società calabrese e le sue dinamiche.

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