Questa mattina cerimonia per i festeggiamenti della patrona Santa Barbara protettrice dei marinai. La manifestazione organizzata dall’ Ufficio Circondariale Marittimo di Roccella Jonica e dal suo comandante il Tenente di vascello Sub Pietro Alfano. La Guardia Costiera di Roccella Jonica comprende gli uffici dipendenti di Siderno, Bovalino e Monasterace. La cerimonia dell’alzabandiera ha avuto inizio alle ore 8.00 presso il piazzale quanti alla sede della Capitaneria al Porto delle Grazie. Il comandante Alfano ha ringraziato il sindaco del comune di Roccella Jonica il Prof. Giuseppe Certomà per la collaborazione e la sinergica fiducia che si è instaurata tra Comune e l’Autorità Marittima ed anche perché il sindaco ha attribuito un importante riconoscimento al personale della motovedetta d’altura CP 326 impiegata nell’attività di ricerca e soccorso in mare per la recrudescenza del fenomeno dell’immigrazione via mare. In chiesa alla celebrazione erano presenti i componenti dell’Associazione Nazionale Marinai d’Italia, i rappresentanti della Croce Rossa Italiana e della protezione civile, in prima fila il procuratore della Repubblica di Locri Luigi D’Alessio, il Tenente Colonnello dei Carabinieri Pasqualino Toscani, il Dott. Marchese dirigente del commissariato di Polizia di Siderno, i Vigili del Fuoco, insieme alle altre autorità civili e militari. Come ha anche ricordato il vescovo di Locri monsignor Francesco Oliva nella sua omelia, Santa Barbara viene festeggiata come patrona della Marina Militare e come donna condotta al martirio per la sua indomita fede cristiana, caratterizzata da grande eroismo, abnegazione e spirito di sacrificio, i cui valori sono gli stessi che rappresentano la Marina Militare Italiana e sono quelli che vengono ricordati nella tradizionale preghiera del marinaio, La celebrazione di oggi si rivolge in un momento cruciale per l’Europa intera ma anche per la Calabria che terra d’accoglienza chiamata fronteggiare la più grave crisi dei rifugiati dalla fine della seconda guerra mondiale 60 milioni di persone in movimento senza averlo scelto, un fiume di uomini donne e bambini in fuga da guerre, violenze, persecuzioni, che sperano e tentano di raggiungere la salvezza nel nostro continente attraversando il mare, cercando pace e sicurezza questi viaggi pericolosi, condotti su mezzi inadeguati, a volte carrette fatiscenti, altre volte su gommoni artigianali improvvisati, conducono spesso a tragedie. Non si sa quanti sono i morti l’anno scorso, almeno 4 mila hanno perso la vita nel Canale di Sicilia e nel Mar Egeo.
Giuseppe Mazzaferro