Immutate le distanze tra gli schieramenti interni all’Arciconfraternita dell’Immacolata e delle Anime del Purgatorio di Caulonia rimangono inalterate. Disattese le sollecitazione del vescovo di Locri, Mons. Francesco Oliva, che ha tentato l’ennesima mediazione per diradare e dissolvere le nubi che da circa un anno si sono addensate sopra il cielo dell’Arciconfraternita. A nulla sono valse le esortazioni alla pacificazione. Quindi, l’invito a ritrovarsi nella preghiera e “recitare il SS. Rosario” rivolti alla Madonna. La chiesa rimane senza parroco e senza attività liturgiche, come avvenuto lo scorso mese di luglio con i mancati festeggiamenti della Madonna del Carmine, se non quelle particolari come i matrimoni o i funerali. Respinta l’ipotesi di un padre spirituale diverso dal cappellano e parroco di Caulonia Don Fabrizio Cotardo. Il quale ha ribadito la determinazione di confermare le proprie dimissioni da cappellano stante la mancanza di serenità con cui espletare il delicato mandato. Respinta anche l’ipotesi di un commissariamento della confraternita che dovrà ricercare e trovare l’unità e la pacificazione al proprio interno. Il vescovo, considerato che l’assembleare di pochi giorni prima per esaminare collegialmente il nuovo statuto, redatto secondo le proprie direttive, prima di procedere a nuove elezioni, ha deciso di incontrare nella chiesa Matrice la comunità cristiana di Caulonia centro. Occasione anche per evidenziare e sottolineare le regole cui dovrà attenersi quella comunità nel prosieguo del suo percorso pastorale. Difficile sintetizzare quanto emerso dal confronto. Il sindaco, Giovanni Riccio, ha rivendicato l’importanza che la chiesa “non rimanga chiusa, perchè sarebbe un danno oltre che spirituale, sociale”. La comunità cristiana cauloniese sta assistendo impotente alla scrittura, a più mani, di una triste pagine della sua storia recente. Dove il confronto  non è sul significato “parola”, ma semplice lana caprina per un blasone che trascura servizio, l’umiltà, la fraterna e pacifica convivenza. Invece, una serie di distinguo che si sono appalesati immediatamente dopo lo scrutinio delle votazioni per la elezione del nuovo Priore e della Banca Maggiore. Era il febbraio dello scorso anno quando due liste in contrapposizione, formate prevalentemente da giovani, cercarono il consenso per governare la confraternita. Dallo scrutinio risultava vincente la lista con Paolo Suraci candidato Priore. Una messe di voti, il doppio sulla controparte, decretava un successo preannunciato. Esito che non venne ratificato dalla Curia e che tuttora si trascina su posizioni contrapposte. Ratifica sollecitata ripetutamente ed inutilmente  durante l’incontro di giovedì.

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