In occasione del “Giorno della Memoria”, la giornata internazionale indicata dall’Assemblea generale dell’Onu nel 2005 per ricordare la Shoah, cioè lo sterminio del popolo ebraico, e tutti i deportati nei campi nazisti, che ricorre il 27 gennaio, l’Amministrazione Comunale di Caulonia, il Sindaco Francesco Cagliuso e l’Assessore Antonella Ierace, hanno programmato un importante momento di riflessione con al centro la rappresentazione teatrale “Le farfalle non volano nei lager”, che si terrà giorno 18 gennaio presso l’Auditorium Casa della Pace Angelo Frammartino, con uno doppio spettacolo, il primo è rivolto alle scuole, con inizio alle ore 11:00, mentre l’altro che inizia alle ore 18:30 è aperto al pubblico.
L’ingresso è libero.
Con l’avvicinarsi della Giornata della Memoria è nostro dovere mantenere viva la memoria in ricordo della Shoah, dello sterminio e delle persecuzioni del popolo ebraico per “conservare nel futuro la memoria di un tragico ed oscuro periodo della storia del nostro Paese affinché simili eventi non possano mai più accadere”.
“Le farfalle non volano nei lager” è una produzione Teatro In Fabula, con Giuseppe Cerrone, Melissa Di Genova e Antonio Piccolo, progetto di regia Melissa Di Genova e Antonio Piccolo, musiche eseguite dal vivo.
Gli attori interagiscono con il pubblico presente sugli interrogativi quali “Nazifascismo, Shoah, Lager… Perché continuare a parlarne? Cosa ci importa di queste cose dopo più di settant’anni?”. Questa e la prima delle tante domande che questo spettacolo pone al pubblico e ai suoi attori. Spazio alle voci di testimoni sopravvissuti come Primo Levi e Paul Celan, ma anche di coloro che seppero prevedere l’orrore (Bertolt Brecht) e di chi ne ha immaginato un finale diverso (Stefano Massini). Le parole si fondono con la musica e la musica risponde con immagini feroci: le canzoni di Francesco Guccini, Edoardo Bennato, Boris Vian e Bob Dylan raccontano, insieme agli attori, il filo rosso che tiene unite memoria e riflessione. Uno spettacolo che non si accontenta di vuote celebrazioni, ma pone delle domande e si interroga sulle circostanze storiche in questo e stato possibile, per dire “mai più!”.