Avrebbe potuto fare l’avvocato. Ma il forte richiamo della vita rurale l’ha portata a riprendere in Calabria un secolare agrumeto di famiglia iniziando una battaglia per la valorizzazione del “biondo della spina”, una qualità di arancia autoctona coltivata nelle campagne di Caulonia. Lei è Ilaria Campisi, che ha messo in piedi un progetto lungimirante e difficile di imprenditoria agricola nonostante i venti di crisi economica e le difficoltà del mercato.
«E’ una cultivar autoctona molto antica – racconta l’imprenditrice cauloniese – un tempo molto apprezzata e diffusa per il consumo fresco, con l’avvento delle cultivar del gruppo Navel dalla Spagna ha perso completamente la sua importanza a causa dei semi non graditi nella polpa. Ormai il luogo di coltivazione di questa cultivar sono pochi ettari dal mare alla prima fascia collinare intorno a Caulonia, dove le caratteristiche climatiche ed ambientali sono capaci di conferire al prodotto specifiche qualità organolettiche. Il frutto è di forma ovale sub-rotonda a polpa gialla, molto dolce e dalla buccia sottile profumatissima, ha un giusto equilibrio tra acidità e ventaglio di sapori molto interessanti e variegati, con una potenza gustativa che va dalla fragola al mandarino».
Insieme ad un gruppo di co-produttori Ilaria da molti anni cerca di portare avanti strategie di salvaguardia dell’agrume al fine di ottenere anche un giusto riconoscimento storico, identitario, paesaggistico, culturale, ambientale e di biodiversità. «Tale percorso di promozione ha attirato l’attenzione di Good Land, una startup che si occupa a livello nazionale di progetti di rigenerazione rurale e di economie legate alla terra realizzando prodotti biologici. Lo scorso marzo alcuni rappresentanti sono venuti ad ufficializzare la conoscenza della realtà agrumicola cauloniese, aderendo in prima persona al progetto di recupero e promozione del “biondo di Caulonia”».
Ilario Balì – ilreggino.it