Un’équipe di tutto rispetto si è data appuntamento a Caulonia per il primo incontro del percorso partecipato Distretto Rurale & del cibo della Locride, coordinato dal Consigliere comunale Maria Campisi. L’iniziativa, divulgata da emittenti televisive e media locali, nasce nell’ambito del Programma di Sviluppo Rurale 2014/2020 su proposta del G.A.L. Terre Locridee in collaborazione con l’Unione Europea, il Ministero delle Politiche Agricole, Alimentari e Forestali, la Regione Calabria, ed è inserita tra le attività promozionali della candidatura della Locride a Capitale Italiana della Cultura 2025.

Dopo l’apertura dei lavori da parte del Sindaco Francesco Cagliuso e i messaggi di saluto e auguri da parte  del consigliere regionale cauloniese Salvatore Cirillo e del Presidente della Regione Calabria Roberto Occhiuto, introduce il dibattito il Presidente del G.A.L. Terre Locridee Francesco Macrì, il quale sottolinea la grande vocazione turistica della nostra terra ma anche la necessità di sostenere il settore dell’agricoltura, attrattivo sia per le nuove piccole e medie imprese sia per i nuovi flussi di turismo sostenibile. Importanti investimenti nel nostro contesto rurale sono ancora attesi e mentre si ravvisano sporadici tentativi di riprendere attività agricole e della tradizione non si può certo dire che oggi si possa vivere solo di campagna. Il Presidente del G.A.L. Terre Locridee si auspica che governance e politica vadano incontro alle esigenze del territorio insistendo proprio sulle sue vocazioni naturali e, come primo strumento partecipativo, propone l’adesione da parte dei Comuni del comprensorio alla Delibera del Distretto Rurale e del cibo della Locride.

Sul ruolo del G.A.L. come Agenzia di Sviluppo per la Locride si pronuncia Ettore Lacopo, Consigliere di amministrazione G.A.L. Terre Locridee, il quale conviene sull’esigenza di favorire azioni di sistema, non frammentarie, considerando i 42 comuni che ne fanno parte come un’unica città con proprie specificità e peculiarità. Il Distretto rurale, nella normativa di livello nazionale, sta convolando verso il Distretto del cibo ma ogni regione, all’interno dei propri distretti rurali, tutela e valorizza i valori identitari di ogni bacino. Non è una sovrapposizione, è solo una nuova strategia di sviluppo derivante da una nuova tendenza in quanto, di fatto, accade spesso che i valori culturali e di attrattività turistica sono veicolati dal patrimonio agro-alimentare insito nei contesti rurali. Inoltre sono previsti da un minimo di 4 milioni di euro ad un massimo di cinquanta per i Distretti del cibo: un grande incentivo per sviluppare attività agricole; attività di ricerca e sviluppo anche per implementare lo sbocco commerciale dei nostri prodotti o per superare la sfida della crisi energetica; redazione di disciplinari per una produzione di filiera standardizzata, nel senso di garantire determinati livelli qualitativi. Sull’apparato normativo, sul complesso quadro disciplinare nazionale e comunitario che sta alla base del processo di costruzione dei distretti, interviene il Direttore del G.A.L. Terre Locridee, l’arch. Guido Mignolli. Partendo dalla fase di formazione dei Piani di attuazione enuclea una serie di benefici di ricaduta sul territorio: aumento della competitività del settore agricolo; sviluppo del contesto rurale; conservazione del paesaggio e della biodiversità; sviluppo dei servizi che coinvolge una pluralità di soggetti, a vario titolo operativi e collocati lungo la medesima filiera. Ricadute occupazionali, vantaggi fiscali e benefici economici renderanno protagonisti i nostri territori, che saranno in grado di mettere a sistema le proprie vocazioni e forze produttive.

L’arch. Domenico Schiava, coordinatore  del Gruppo di lavoro PNRR – G.A.L. Terre Locridee, invita ad andare aldilà del valore semantico della parola “Distretto” e del suo significato post-industriale. Come si relazionano con noi calabresi i termini “realtà sistemica” e “realtà ordinata”?

Il concetto di sistema richiama alla cooperazione e alla solidarietà: mentre sulla prima siamo inefficienti sulla seconda ci caratterizziamo invece per una grande apertura. Il fatto di essere molto accoglienti ci fornisce un modello auto-propulsivo che ha in sé sia la natura integrata che quella specialistica. Potremmo replicare parti segmentate delle nostre filiere ma non avremmo mai la grande varietà del nostro territorio e la ricchezza paesaggistica, elemento di attrattività calabrese universalmente riconosciuto. Bisogna ripartire dagli uomini allora, abbandonando lo schema lineare dettato dal consumismo per far diventare i nostri contesti rurali, abbandonati e spopolati, da “non-luoghi di consumo” a territori di produzione.

Seguono gli interessanti interventi di Pasquale Brizzi, Presidente del Consorzio Alto Jonio reggino, Claudio Marcianò, dell’Università Mediterranea di Reggio Calabria – Dip. Agricoltura, Bianco Francesco, Presidente dell’Antica Congrega Tre Colli

Conclude l’incontro Giacomo Giovinazzo, Direttore Generale del Dipartimento Agricoltura e Risorse agroalimentari della Regione Calabria, che converge sulla necessità di un modello di sviluppo a partire dall’accezione di “comunità” calabrese. Un modello operativo dove le piccole produzioni possano aprirsi e dove un ruolo chiave viene ricoperto dai G.A.L. e dai Distretti calabresi anche per sviluppare attrattività turistica.