Diventa definitiva la condanna di Mimmo Lucano a 18 mesi di reclusione, con pena sospesa, per un falso relativo a una delle 57 delibere che gli erano state addebitate dall’accusa in una indagine sulla gestione dell’accoglienza dei migranti a Riace. A riportalo Ansa.
Lo ha deciso la Cassazione che ha rigettato il ricorso dei suoi legali.
La Suprema Corte ha dichiarato poi inammissibile il ricorso della Procura generale di Reggio Calabria per l’assoluzione di Lucano e degli altri imputati per reati di truffa ai danni dello Stato.
Rigettato anche il ricorso in merito alle assoluzioni per le altre truffe e i di falsi contestati solo a Lucano.
Nell’ottobre 2023 la Corte d’Appello reggina aveva ridotto da 13 anni e 2 mesi ad un anno e sei mesi di reclusione la condanna che era stata inflitta in primo grado dal Tribunale di Locri a Lucano, per i presunti
illeciti nella gestione dell’accoglienza dei migranti a Riace. In primo grado, infatti, i giudici lo avevano ritenuto il promotore di un’associazione a delinquere.
Nel processo di secondo grado, le principali accuse contestate a Lucano erano cadute. Aveva retto solo un’accusa di falso. Lucano era stato, infatti, assolto da tutti gli altri reati. E quell’assoluzione, oggi, è definitiva, così come la condanna per falso.
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“Io non ho mai commesso nessuno dei reati che mi sono stati contestati. Si é trattato di un teorema studiato ed elaborato proprio per ostacolare una storia di accoglienza unica nel mondo”. Lo ha detto l’europarlamentare e sindaco di Riace Mimmo Lucano commentando la sentenza con cui la Cassazione ha reso definitiva la sentenza della Corte d’appello di Reggio Calabria che, nell’ottobre del 2023, lo ha assolto da tutti i reati contestatigli, per i quali in primo grado gli erano stati inflitti 13 anni e 2 mesi di carcere, ad eccezione di un singolo episodio di falso per il quale è stato condannato a 18 mesi. “Invece di considerare l’accoglienza – ha aggiunto Lucano – un’invasione, come è stata rappresentata in tutti questi anni, da una letteratura criminale con l’obiettivo di fare passare messaggi come quelli che giustificano le deportazioni, i sequestri di persona, i lager libici e quelli albanesi, Riace ha dimostrato che si può fare accoglienza con dolcezza. E tutto questo doveva essere ostacolato. Oggi sono felice per questa sentenza. Lo sono per me, per la mia famiglia e per tutte le persone che mi sono state vicine in Italia e in Europa. Sono abituato a non avere rancori. Ma era evidente che ci siamo trovati di fronte ad una macchinazione perché avevamo fatto cose che interferivano con questioni che andavano al di là di Riace. Penso alla coincidenza temporale con gli accordi tra l’Italia e la Libia che ritengo siano strettamente collegati con quello che ha subito Riace”.