Un anno e quattro mesi. Questa la condanna che il Tribunale di Reggio Calabra, presieduto da Fabio Lauria, ha deciso per il sindaco di Reggio Calabria, Giuseppe Falcomatà per il cosiddetto “caso Miramare”, processo nato dalle accuse di abuso d’ufficio e falso per presunte irregolarità nelle procedure di affidamento del Grande Hotel Miramare.
Condannati ad un anno anche gli assessori appartenenti alla sua prima giunta: Saverio Anghelone, Armando Neri, Rosanna Maria Nardi, Giuseppe Marino, Giovanni Muraca, Agata Quattrone e Antonino Zimbalatti. Stessa sorte anche per il segretario comunale Giovanna Antonia Acquaviva, per la dirigente comunale del settore “Servizi alle imprese e sviluppo economico” Maria Luisa Spanò e per l’imprenditore Paolo Zagarella.
Assolti gli imputati dal reato di falso. Rimane dunque in piedi il solo reato di abuso d’ufficio.
Disposta la trasmissione degli atti per alcuni testimoni.
Nei mesi scorsi, con rito abbreviato, era stata condannata l’ex assessore Angela Marcianò, ad un anno di reclusione con pena sospesa, per i medesimi fatti, benché grande accusatrice di Falcomatà.
Le conseguenze politiche
Con questa decisione del Tribunale, adesso scatterà, per Falcomatà e gli altri amministratori ancora in carica, la sospensione per un periodo di 18 mesi così come previsto dalla legge Severino. E, a meno di un ribaltone di questi minuti, a prendere le redini del Comune reggino sarà il vicesindaco Perna. Da vedere ancora, invece, la questione concernente la Città metropolitana.
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