R. e P.

Caro Segretario Fratoianni,
la mia esperienza in Sinistra Italiana ha rappresentato un bel capitolo di vita fatto di conoscenze di personalità importanti e di ricordi sempre presenti in me. Ma detto questo, da quello che trapela dai giornali, della tua visita a Reggio Calabria ho letto solo dei “no” su tutta la linea. Tranne che sul “modello Riace”, che certamente ha rappresentato una pagina importante di immagine vista da una angolatura ma che non può essere diventata l’unica ragion d’essere del mio ex partito. L’essersi chiusi a chiave dentro le mura di Riace non é ammissibile, seppur legittimo. Non ho letto di un rigo sul dramma dello spopolamento giovanile per mancanza di lavoro; non un rigo sulle opere strategiche che servirebbero a togliere dall’isolamento tutto il territorio provinciale Reggino. Al dramma dello spopolamento rispondete soltanto che bisognerebbe rimpiazzare i nostri figli con gli immigrati. Io non ne faccio una questione di colore della pelle o di provenienza e sono convinto che ci sia spazio e necessità per integrante una parte nel nostro territorio, ma offrendo loro che cosa, per consentirgli di integrarsi, se non c’è lavoro per i nostri figli poi per questi giovani sbarcati da noi glielo garantisci tu? Perché, parliamoci chiaro, non bisogna discostarsi dalla parola “INTEGRAZIONE”, e su questo tema vorrei che mi spiegassi quali condizioni integrative possiamo noi garantire a queste persone, quali diritti e quali prospettive se non siamo in grado neppure di avere una sanità decente, una viabilità decente, un tessuto sociale in grado di garantire loro la piena e totale, nonché dignitosa, integrazione.
Mi rammarica non aver sentito una parola sulla necessità di assunzioni nel comparto della prevenzione sul dissesto idrogeologico, mentre fate gli ambientalisti contro le opere che al Sud servono e che al Nord hanno portato progresso senza che nessuno si opponesse come cercate di fare strenuamente al Sud. Poche volte sei sceso sotto Cosenza, dove Sinistra Italiana si è fermata come Cristo a Eboli e ora che finalmente abbiamo avuto il piacere di vederti da queste parti sei rimasto nell’ovvio ideologico che da sempre tenete chiuso nello scrigno simbolico di Riace. Vieni a parlare di immigrazione come antidoto all’emigrazione; di ambientalismo e non di assunzioni volte alla prevenzione sul dissesto idrogeologico e non una parola sulla povertà in aumento e sul degrado che ancora ci attanaglia. Non una parola sul fatto che la Città Metropolitana aspetta le deleghe dalla Regione che le spetterebbero per legge ormai da dieci anni. Non una parola sul finanziamento statale agli Enti Locali attraverso gli indicatori della spesa storica, che li sta strozzando per poi costringerli ad accorpamenti resi ineluttabili da politiche scellerate e bipartisan. Non una parola sui ritardi che stiamo accumulando sui progetti finanziati dal PNRR. Insomma, non c’è vita né problemi oltre Riace. Noi Calabresi, prima di parlare di tutto ciò, abbiamo bisogno di diventare una Regione progredita, in grado di creare lavoro, dí trattenere i giovani scolarizzati e non, di portarci ad un livello accettabile e non di demagogia contrapposta e speculare ad altra demagogia. Forse ti hanno informato poco e male. Com immutata stima.
 Pietro Sergi Segretario Provinciale Italia del Meridione Reggio Calabria.