Di Francesco Marrapodi

È stata trovata, diversi anni fa, nel perimetro su cui sorgeva l’antica città di Σάμος (Samos), la porta d’accesso al regno dei morti. È stata scoperta in contrada Stole.

Si tratta di un tunnel di diverse centinaia di metri, scavato nel sottosuolo; tunnel che, oltre a fungere da via di fuga dall’acropoli, conduceva alla necropoli della stessa. Stiamo parlando dell’antica acropoli di Samo di Magna Grecia, possibile patria di Pitagora.

San Tommaso d’Aquino infatti scriveva: “Pytagoras natione Samius, sic dictus a quandam Calabriae civitate” (“Pitagora nativo di Samos, città calabrese”).

Secondo Erodoto, invece, il primo insediamento nella zona di greci (samii per l’esattezza) risale al 493 a.C. e interessò l’area in precedenza occupata dai locresi e poi ceduta ai coloni provenienti dall’isola di Samos. Noi sappiamo, tuttavia, di un insediamento ancora precedente, fondato da altri samii. Si tratterebbe di un agglomerato tirato su da alcuni samii provenienti da Zancle (l’attuale Messina), dove si erano stabiliti tempo prima insieme con una comunità di profughi milesi; e da dove, entrambe le comunità, furono poi espulse.

I milesi, circumnavigate le coste tirreniche calabresi, si stabilirono nei pressi dell’attuale Mileto, R C. l samii, invece, finirono da quest’altra parte della Calabria. Samos di Magna Grecia è realmente esistita; e con ogni probabilità sorgeva presso l’altopiano di Stole, nell’attuale Comune di Caraffa del Bianco, provincia di Reggio Calabria. Oltre alle attestazioni dei suddetti storici, i reperti archeologici rinvenuti quotidianamente nella zona confermano a tutti gli effetti l’esistenza, appunto, di una polis italica, possibile patria di Pitagora. Come stavamo dicendo, il tunnel, che fungeva anche da via di fuga, dall’altopiano di Stole moriva alle foci della fonte Zamarrella, dove sorgeva, appunto, la necropoli della città di Samos. Rimasto alla luce fino a pochi anni fa, il tunnel fu usato per diverso tempo dai briganti per sfuggire alle autorità piemontese, dopo l’unificazione d’Italia. Per questo motivo fu denominato il tunnel dei briganti; ai quali ne fu attribuita addirittura la costruzione, senza però tener conto che per realizzare una simile opera sono occorsi decenni di lavori e non con il semplice contributo di soli pochi briganti ma di un’intera popolazione.