I Carabinieri del Comando provinciale di Reggio Calabria hanno scoperto tre bunker in provincia di Reggio Calabria utilizzati presumibilmente da affiliati alla ‘ndrangheta latitanti. Uno dei nascondigli é stato trovato nel centro abitato di Locri.
Continuano i servizi di contrasto alla criminalità organizzata disposti dal Comando Provinciale di Reggio Calabria ed effettuati su tutto il territorio sia tirrenico che ionico, che hanno come scopo principale quello di contrastare l’operatività dei centri decisionali ‘ndrangheta, di precludere la costituzione di nuovi gruppi delinquenziali e di rendere più difficoltosa la scelta – da parte di alcuni soggetti – di sottrarsi alla giustizia, ostentando la latitanza anche per affermare e continuare ad esercitare il proprio potere mafioso.
In particolare, negli ultimi giorni i Carabinieri della Locride e dello Squadrone Carabinieri “Cacciatori” hanno passato al setaccio centri abitati e campagne con perquisizioni e rastrellamenti nelle zone impervie pre-aspromontane per controllare casolari e anfratti naturali.
In tale contesto, nel centro abitato di Locri (RC), i Carabinieri della locale Stazione e dei Cacciatori di Calabria, nel corso di una perquisizione domiciliare, nella cucina a piano terra dell’abitazione di un 60enne, hanno rivenuto un locale tipo bunker, non utilizzato, di 1,80 metri di lunghezza, 1,80 metri di larghezza e 2,10 metri di altezza. L’accesso al suo interno era abilmente occultato da un grosso blocco di cemento, scorrevole su dei binari in ferro il cui meccanismo era azionabile elettricamente dall’interno della casa. Il bunker era ben mimetizzato negli ambienti dell’abitazione, sotto il camino. L’abitazione è sita non lontana dai luoghi di Locri che – a cavallo tra gli anni settanta e gli anni duemila – ha mietuto decine e decine di vittime, insanguinando le vie cittadine.
Nei vicoli di Ciminà(RC), invece, i Carabinieri hanno ritrovato un vero e proprio labirinto sotterraneo con almeno due bunker collegati fra di loro da un cunicolo. L’accesso al loro interno era stato abilmente occultato da un muro in pietra, dietro al quale era stato collocato un blocco di cemento armato che si apriva scorrendo verso l’interno.