Il governatore alla presentazione delle liste: «Scelte fatte in accordo con il partito nazionale». Magorno: «È il miglior lavoro che si potesse fare»«Il Pd calabrese non è stato marginalizzato, abbiamo formato liste che sono totalmente espressione del territorio, a differenza del passato». Il governatore Mario Oliverio non accetta la rappresentazione di un partito regionale snobbato dai vertici del Nazareno in occasione della formazione delle liste. E lo ribadisce nel corso della presentazione dei candidati avvenuta nella sede regionale di Lamezia Terme. Il processo che ha portato alla candidature in tutti i collegi ha visto invece il «ruolo importante del Pd calabrese, che ha fatto queste scelte in accordo con il partito nazionale». Nessuna imposizione dall’alto, dunque, ma un processo in cui la segreteria regionale avrebbe esercitato appieno la volontà di schierare candidati legati al territorio di riferimento, senza sottrazioni di spazi da parte dei “paracadutati”.

«Nei collegi uninominali e in quelli proporzionali – aggiunge il presidente della Regione – sono stati candidati giovani, sindaci, donne, rappresentanti del mondo dell’università, oltre ai parlamentari uscenti che in questi cinque anni hanno svolto un ruolo importante malgrado non sia stata una legislatura facile. È il caso di ricordare che non c’era una maggioranza stabile al Senato e che il Pd si è trovato a gestire un Paese in ginocchio e screditato in Europa».

Per Oliverio, i risultati della deputazione dem, calabrese e nazionale, «sono evidenti»: l’Italia si è «rimessa in moto, è stata tirata fuori dalla palude. E il Mezzogiorno ha finalmente trovato attenzione. Da governatore ho avuto interlocuzioni costanti con i governi Renzi e Gentiloni, che hanno assunto provvedimenti concreti. Ci sono tutti i segni di una inversione di tendenza, anche se timidi. Interrompere questo percorso significherebbe risospingere il Paese verso il baratro».

Tocca a Ernesto Magorno tentare di spiegare le esclusioni eccellenti in tutti i collegi (Mimmetto Battaglia a Reggio, Vincenzo Ciconte a Catanzaro), molto spesso a favore di candidati con un passato politico nel centrodestra (come Nico D’Ascola o Giacomo Mancini). «I posti erano pochi e le ambizioni tante», spiega il segretario regionale, convinto che il partito «saprà valorizzare tutti (gli esclusi, ndr) in occasione dei prossimi appuntamenti elettorali». Resta la soddisfazione per la squadra che il prossimo 4 marzo sarà giudicata dagli elettori: «È il miglior lavoro che si potesse fare».

Ad ascoltare ci sono solo pochi candidati: Enza Bruno Bossio, Nicodemo Oliverio, Giacomo Mancini, Maria Pia Funaro, Sebastiano Barbanti, Giulia Veltri. E, alle parole di Magorno, non possono far altro che annuire.