R. e P.
Ormai non si contano più le volte in cui la FP CGIL ha portato in evidenza le gravi criticità che si riscontrano all’interno del Pronto soccorso del Grande Ospedale Metropolitano di Reggio Calabria, prima vera frontiera di tutela della salute dei cittadini dell’area metropolitana.
Col prepotente riaffacciarsi della pandemia in corso si è tornati alla situazione di 1 o 2 anni fa, quando “la baracca” ha retto solo ed esclusivamente per una resistenza (quella sì eroica) al limite dell’umano dei medici e del personale sanitario che si sono fatti in quattro, si sono ammalati ed hanno “letteralmente” abbandonato i propri cari per mesi, per garantire la propria indispensabile funzione.
Solo che stavolta la situazione è decisamente peggiorata. Alla perdurante, drammatica, carenza di personale medico e di compartoall’UOC Medicina e Chirurgia d’Accettazione ed Emergenza del GOMdi Reggio Calabria, si aggiungono le assenze fisiologiche di un normale reparto ed un incremento esponenziale dei Covid positivi.
Ad oggi non è ancora stato attivato il “Pronto Soccorso Covid” presso la “torre Covid”, che nei momenti più duri aveva consentito, quanto meno, di provare a separare in maniera netta i percorsi delle due tipologie di malati, positivi e non. Ovviamente, non è sufficiente riaprire un reparto se non lo si dota di personale in numero congruo.
Presso la “torre Covid”, i posti sono praticamente esauriti, già 110 posti occupati, con personale, anche lì, ormai allo stremo delle forze.
Il “territorio”, ossia l’Asp, non svolge il proprio ruolo, cioè fungere da filtro per evitare che i cittadini, per vedersi garantito il “diritto alla salute”, siano costretti a rivolgersi in massa al GOM , ed, in prima battuta, al P.S..
Le ricadute di cui sopra si sostanziano in una presa d’assalto del P.S., che è bene ricordare consta, quando va bene ditre medici per turno ed un numero assolutamente esiguo di infermieri ed o.s.s., che, nel turno notturno, si trovano a gestire anche O.B.I. e Medicina d’urgenza.
In questi giorni si è arrivati a contare più di 30 pazienti dislocati nelle piccole “sale Verdi”, con due medici ad operare su 4 sale piene fino al limite.
Il reparto di Microbiologia, dove vengono inviati i tamponi effettuati sui pazienti in ingresso, non riesce più a reggere l’impatto, stante l’eccessivo numero da processare, non riuscendo a fornire il necessario ed immediato responso al P.S.. Ciò comporta che ci siano pazienti che “stazionino” all’interno dei locali del Pronto Soccorso per ore, in attesa che arrivi l’esito del tampone che, in alcuni casi, purtroppo, risulta essere positivo, mettendo a grave rischio e il personale sanitario e gli altri malati.
Ulteriore, micidiale, risultato sta nel proliferare di minacce e denunce, con rituale chiamata dei carabinieri, nei confronti del personale sanitario, che subisce così il danno oltre la beffa.
Nell’attesa che si riesca, finalmente, a venire a capo di nuove assunzioni e che il “territorio” cominci a fornire risposte adeguate, l’unica soluzione, tutt’altro che indolore, non può che consistere nell’individuare i reparti che possono essere accorpati, per garantire ulteriore personale, recentemente formato con corso Addestramento Covid, alla MCAE per fronteggiare questa fase critica e per un periodo di tempo determinato.
La FP CGIL vigilerà sempre a fianco di medici, infermieri, oss e tecnici che, a fronte di una pandemia senza precedenti e con pochissimi mezzi a disposizione, non sono arretrati mai nemmeno di un centimetro, orgogliosa di rappresentarli.
L’appello della FP CGIL è di salvare con urgenza il Pronto Soccorso di Reggio Calabria e i suoi operatori. Non diciamo questo per dovere nei confronti degli iscritti o per amicarsi i non iscritti, ma perché salvare il Pronto Soccorso vorrebbe dire salvare la città, salvaguardare il diritto alla salute costituzionalmente conosciuto nonché alcuni dei principi cardine della Sanità pubblica: rispetto della dignità della persona e qualità delle cure.
Reggio Cal. li, 29.12.2021
Il Segretario Generale
FP CGIL Reggio Cal. Locri
Francesco Callea