di Mario Tenerani Firenze viola. It
Dicono che la miglior comunicazione sia l’azione. Prima si agisce, poi si spiega cosa si è fatto e perché si è fatto. Può sembrare banale, ma nel calcio non è così. L’illusione si gonfia come un pallone, la delusione invece è il patrimonio del tifoso. Meglio promettere, tanto non costa nulla, che mantenere perché questo costa fatica, morale ed economica. La politica degli annunci seguita poi dagli alibi per non aver concretizzato niente. Anche a Firenze è accaduto, così come altrove. La differenza è un’altra: a Firenze non succede più, in altri luoghi capita ancora. E capiterà.
Rocco Commisso è sbarcato il 6 giugno in riva all’Arno ed è stato travolto da uno tsunami di affetto perché ha saputo trovare subito la chiave giusta, facendo leva sulla propria empatia. Quest’ultima non si compra né si fabbrica: o ce l’hai o non ce l’hai. Rocco è stato chiaro fin dalle prime parole: nessun proclama elettorale, nessun spot di plastica, nessun arcobaleno e neanche uno straccio di brindisi alle grandi vittorie… Rocco ha spiegato che i soldi non sarebbero stati un problema, ma sarebbero stati spesi in modo graduale, allestendo una squadra competitiva attraverso diversi passaggi. Tenendo conto anche delle grandi opere da realizzare per dotare la società di una cassaforte più ampia di quella attuale. E’ partito la scorsa estate, dopo aver sborsato quasi 150 milioni per l’acquisto del club. Aver scelto Ribery è stato il segnale che servivano calciatori di un certo tipo per ripartire. Il mercato ha vissuto di errori e intuizioni, la situazione è precipitata, ha pagato Montella ed è arrivato Iachini. Il vento è cambiato, è stata fatta autocritica – per nulla scontata nel calcio – e c’è stata la presa d’atto che la Fiorentina avrebbe avuto bisogno di innesti veri. Insomma, servivano nuovi investimenti e questi non si sono fatti attendere.
Rocco aveva ripetuto il suo mantra: “Non vi preoccupate, faremo le cose per bene, dateci fiducia e un po’ di tempo”. La gente ha capito, salvo rare eccezioni, ma anche queste fanno parte del gioco. Poi non si governa col cento per cento di consenso. Rocco aveva speso una parola, l’ha mantenuta. Era successo col centro sportivo. Speriamo succeda, se lo faranno lavorare, col nuovo stadio ed è accaduto col mercato. Lui prima agisce, dopo commenta. Milione più, milione meno, sono circa 80 quelli lanciati sul mercato. L’Italia saluta con stima il ritorno della Fiorentina da protagonista dopo annate crepuscolari. Cutrone, Kouame, Igor, Duncan, Amrabat, Agudelo, sono singoli di un’idea generale della Fiorentina. C’è un timbro Fiorentina finalmente. C’è chi si innamorerà di uno, chi dell’altro, ma non importa: sono tutti calciatori potenzialmente validi e pace se non tutti esploderanno a Firenze perché il gioco del mercato è feroce, vince chi sbaglia meno.
Tra questi scegliamo un nome: Amrabat. Lui è il simbolo del ritorno della Fiorentina ad ottimi livelli: era del Napoli e sotto il Vesuvio un mese fa erano certi di averlo già a Castelvolturno. Invece Pradè, partendo di rincorsa, ha riacciuffato il Napoli e l’ha superato, diciamo beffato. Un’operazione di bravura ed astuzia che rilancia anche Pradè, diesse finito nel mirino della critica. Si sta giocando la riconferma pure lui, ma con questo mercato Pradè mette una seria ipoteca sulla permanenza a Firenze. Joe Barone il supervisore della squadra mercato, Antognoni la garanzia, Dainelli prezioso consigliere. Il team ha funzionato sbalordendo quasi tutti.
Il viaggio è appena cominciato perché in estate dovranno sbarcare altri calciatori per innalzare la cifra tecnica e fisica della Fiorentina, ma come ricorda Rocco, un passo per volta.
La gente viola torna ad essere orgogliosa del proprio momento, sente un vento nuovo soffiare e con fiducia va a Torino per una sfida che non sarà mai come tutte le altre. I viola si stanno tirando fuori dai guai, a Milano in coppa avrebbero meritato di più, ma non possono perdere di vista l’obiettivo della salvezza. Prima la raggiungono, prima si divertiranno in campo grazie anche a questi innesti di gennaio. A Torino non è mai stato facile, non lo sarà neppure domani, ma l’impresa è possibile. All’andata un’ottima Fiorentina inchiodò sul pareggio senza reti la Juventus. Ora servirà una prova ancora più attenta e coraggiosa, ma con questa determinazione il miracolo ci può stare. L’importante è crederci portando sul campo le idee di Iachini e la grinta di Rocco. Il sole sta nascendo, è viola.