Nel premettere che i provvedimenti adottati in fase investigativa e/o dibattimentale non implicano alcuna responsabilità dei soggetti sottoposti ad indagini ovvero imputati e che le informazioni sul procedimento penale in corso sono fornite in modo da chiarire la fase in cui il procedimento pende e da assicurare, in ogni caso, il diritto della persona sottoposta a indagini e dell’imputato a non essere indicati come colpevoli fino a quando la colpevolezza non sia stata accertata con sentenza o decreto penale di condanna irrevocabili, i Finanzieri della Compagnia di Corigliano-Rossano, coordinati dal Procuratore della Repubblica di Castrovillari, nell’ambito delle funzioni di polizia economico – finanziaria a tutela del bilancio nazionale, hanno eseguito specifici controlli finalizzati a contrastare le condotte di indebita richiesta, percezione e/o fruizione di prestazioni sociali agevolate, individuando e segnalando all’Autorità Giudiziaria nr. 65 soggetti, perlopiù stranieri, ritenuti responsabili della violazione di cui all’art. 7, c. 1, del D.L. nr. 4/2019 (Legge nr. 26/2019). Per beneficiare di tale contributo pubblico, è necessaria la residenza in Italia da almeno 10 anni al momento della presentazione della richiesta, dei quali, almeno gli ultimi 2, in maniera continuativa.

L’attività di controllo, eseguita anche attraverso le informazioni messe a disposizione dal Nucleo Speciale Spesa Pubblica e Repressione Frodi Comunitarie della Guardia di Finanza condotta in stretta collaborazione con l’INPS, è stata indirizzata alla verifica dei requisiti, accertando l’utilizzo di false attestazioni nelle Dichiarazioni Sostitutive Uniche (D.S.U.) da parte di soggetti, perlopiù di nazionalità extracomunitaria, i quali, pur non avendo maturato il requisito del periodo di residenza, hanno comunicato all’Ente erogatore di esserne, comunque, in possesso.
Emblematiche, in tal senso, sono risultate le posizioni di due cittadini extracomunitari che hanno percepito il sussidio pubblico nonostante fossero residenti in un centro di accoglienza. L’importo complessivo delle somme indebitamente conseguite e segnalate all’Autorità Giudiziaria per l’adozione di provvedimenti cautelari reali ammonta a circa 500.000,00 euro.

Oltre ad essere denunciati alla Procura della Repubblica, i percettori del sussidio, previo nulla osta concesso dall’Autorità Giudiziaria, sono stati segnalati all’INPS per l’irrogazione delle sanzioni amministrative di revoca e/o decadenza del beneficio e il recupero dell’indebito. Su richiesta dell’ufficio della Procura della Repubblica, il G.I.P. del Tribunale di Castrovillari ha emesso una serie di provvedimenti di sequestro delle somme indebitamente percepite, spesso riqualificando il reato nella fattispecie più grave della truffa per il conseguimento di erogazioni pubbliche (art. 640 bis c.p.).

Le attività di indagine proseguono per verificare l’esistenza di altri soggetti indebitamente percettori del reddito di cittadinanza e, in particolare, nel contesto in esame, di una regia dietro al fenomeno. Le investigazioni nello specifico settore testimoniano l’impegno delle Istituzioni nell’azione di contrasto ad ogni forma di illecito nel settore della spesa pubblica, finalizzata a prevenire e reprimere condotte illegali dall’elevato disvalore sociale, in quanto tese a sottrarre risorse alle fasce più bisognose della popolazione.