ROMA – “Le mafie potrebbero approfittare della recente legge sulla presunzione di innocenza che limita la comunicazione istituzionale sulle indagini giudiziarie mettendo di fatto un bavaglio ai magistrati”. Una presa di posizione chiara e netta quella di Nicola Gratteri, procuratore capo di Catanzaro, che in una lunga intervista al Fatto Quotidiano, non ha alcun dubbio sugli effetti della legge sulla presunzione di innocenza, voluta da Enrico Costa (Azione) che impone ai procuratori di parlare con la stampa solo tramite comunicati ufficiali. “Il mio timore – spiega Gratteri – è anche un altro: sembra quasi che non parlandone, la ‘ndrangheta e Cosa Nostra non esistano. Ma non è così, e io ho molta paura che di questo “silenzio stampa” le mafie ne approfitteranno, perché le mafie da sempre proliferano nel silenzio. Se la ‘ndrangheta oggi è la mafia più potente è perché per anni non se ne è parlato. E bisogna ricordare che l’articolo 27 della Costituzione prevede già la presunzione di innocenza fino al terzo grado di giudizio, come valore primario da preservare – spiega Gratteri – la direttiva europea, recepita dal legislatore italiano, era rivolta principalmente agli Stati di più recente ingresso nell’Unione europea, nei quali non erano presenti adeguati strumenti di tutela dell’imputato. Il risultato finale conseguito dal legislatore italiano non aggiunge nulla di più, in termini effettivi, al rispetto della presunzione di innocenza, anzi limita solo fortemente la comunicazione istituzionale, che viene sostanzialmente vulnerata, a scapito del diritto di informazione dei cittadini e, se possibile, addirittura degli stessi imputati”. Per Gratteri il vulnus è che “non vi è controllo della comunicazione delle parti private, né delle informazioni diffuse sui social o in televisione.
In assenza di una fonte istituzionale – conclude Gratteri –, la conseguenza sarà una circolazione di notizie incontrollate e incontrollabili, che restano libere di esprimere qualsiasi contenuto, anche non rappresentativo della realtà, con danni collaterali inimmaginabili. Riesce a immaginare una comunicazione istituzionale dell’arresto degli esecutori delle stragi, omissandone le generalità?”