Ha 73 anni, è padre e pure nonno. Da ieri è anche sacerdote, e oggi — nella parrocchia di Campolieto, provincia di Campobasso — celebra la sua prima messa. La storia bella e straordinaria di Nicola Pacetta va raccontata perché forse è il classico caso personale che indica una tendenza, la nuova via attraverso la quale la Chiesa potrebbe rimediare in parte alla crisi delle vocazioni: gli anziani, e i vedovi. Nicola Pacetta, originario di Catanzaro, è entrato nel Seminario diocesano Redemptoris Mater di Campobasso tre anni fa, dopo cinque anni da missionario vissuti in seguito alla morte della moglie. Non una vocazione tardiva: proprio per la compagna della sua vita da giovane aveva lasciato il seminario francescano dov’era arrivato fino al noviziato.

Ma la scelta del matrimonio Nicola l’aveva compiuta «sempre sorretto dall’amore di Dio», e infatti con la moglie si era dedicato alla formazione religiosa delle giovani coppie. Dopo il dolore della perdita, il ritorno alla scelta sacerdotale: «Ai miei figli consegnerò la mia fede», dice ora don Pacetta, guidato fino all’ultimo passo da monsignor Giancarlo Maria Bregantini, l’arcivescovo di Campobasso noto per gli anni di impegno contro la ‘ndrangheta quand’era vescovo di Locri. Dice Bregantini: «È il gesto più bello e più vero che possa compiere un prete. Poter invitare, poter accogliere perché la nostra gente possa nutrirsi dell’Eucarestia, con abbondanza, senza paura, senza remore superando quel concetto meritocratico dell’eucarestia, che spesso l’appanna e la rende selettiva! Perché “la Chiesa non è una dogana ma la Casa paterna dove c’è posto per ciascuno con la sua vita faticosa!”, come afferma Papa Francesco». Oggi la Chiesa celebra la 56esima Giornata mondiale di preghiera per le vocazioni.

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