Il capo dei pm, Mario Spagnuolo, ha aperto un fascicolo sulla tragedia di un bimbo nato e morto nello spazio di appena cinque giorni all’Annunziata di Cosenza.
Sono stati i genitori di quell’angioletto a pretendere la verità – si legge nelle pagine della Gazzetta del Sud in edicola. Il loro è un desiderio d’avere giustizia che considerano un dovere nei confronti di quel loro figlioletto che non c’è più. Una madre e un padre che vogliono sapere se quel loro bambino poteva essere, in qualche modo, strappato alla morte.
E ieri è stata eseguita l’autopsia dai consulenti nominati dall’autorità giudiziaria. All’accertamento tecnico irripetibile hanno partecipato anche i periti di parte nominati dai congiunti del bimbo e dai medici indagati.
In tutto sono 18 i camici bianchi, tra ginecologi, ostetriche, neonatologi e chirurghi pediatrici, iscritti nel registro degli indagati. Si tratta del personale sanitario che è stato a contatto con la mamma e il piccolo nelle varie fasi della gravidanza e del parto.
Il neonato, venuto alla luce il 22 maggio con parto spontaneo pesava 4 chili e 780 grammi. Il suo quadro clinico, però, è progressivamente peggiorato fino all’inatteso epilogo con il decesso.
In una nota, il direttore del dipartimento materno-infantile, Gianfranco Scarpelli ha specificato come il bimbo fosse nato «da parto spontaneo dopo travaglio fisiologico, da madre con grave obesità. Nonostante l’erogazione di tutte le cure, nel rispetto delle Linee guida, non è stato possibile correggere e risolvere il grave quadro clinico con compromissione multiorgano e grave scompenso cardiaco ec epatosplenomegalia. Un quadro conseguenza della condizione gravidica antecedente al parto e dello stato di salute della mamma».
fonte: gazzettadelsud.it